Ramadan
Share

La povertà è senza dubbio uno dei fenomeni più inquietanti del nostro secolo, il secolo del ‘benessere’ e del cosiddetto progresso.

In ogni paese la povertà si presenta con delle differenze geografiche, storiche e sociali. Mi spiego meglio: durante i miei viaggi in Europa sono sempre rimasta colpita nel vedere i poveri girare per le vie principali, e dormire nelle stazioni, sulle panchine dei giardini pubblici, nei parcheggi dei supermercati. Non che in Tunisia non ci siano ma sono particolarmente rari in città, questa fetta della società più sfortunata non è visibile nelle città principali del paese come nelle metropoli europee. La ragione di tale fenomeno è spiegabile per il fatto che ci siano grandi disparità nelle zone rurali, tra le regioni ben dotate di risorse naturali e quelle ecologicamente sensibili quali le aree montane e desertiche.

La gravità e l’incidenza della povertà, così come il tenore di vita, variano notevolmente da regione a regione con un forte contrasto tra Nord e Sud. La povertà nelle zone rurali è essenzialmente visibile nelle famiglie senza proprietà terriera che vive alla periferia di luoghi abitati, ci sono anche molti operai giornalieri, persone analfabete, donne sole e giovani incapaci di realizzare la loro indipendenza economica. L’isolamento delle zone rurali, la mancanza di opportunità e la mancanza di terra arabile sono tutti fattori che contribuiscono alla povertà rurale. Ora che si sono individuate le ragioni principali della povertà in Tunisia, si potrebbe presentare un excursus della politica intrapresa negli ultimi anni.

Per anni, la Tunisia sta vivendo una forte crescita economica accompagnata dalla riduzione della povertà, che ha permesso di migliorare, in misura diversa, la vita e il benessere della popolazione. La Tunisia è, infatti, uno dei paesi del Nord-Africa, dove la povertà è diminuita di più. Questa performance economica ha avuto un forte impatto tra i Paesi emergenti (cioè quelli che dovrebbero raggiungere gli Obiettivi del Millennio: eliminare la povertà e aumentare lo sviluppo umano). Tra il 1990 e il 2004, la percentuale della popolazione vivente nelle aree rurali è passata dal 42,1% al 32,6% e al 27%. Negli ultimi anni, molti poveri si sono spostati nelle periferie dei grandi centri urbani. Non si può parlare di povertà rurale senza citare, l’isolamento, la mancanza di accesso ai servizi sociali e la mancanza di possibilità per aumentare il proprio reddito. Tutto ciò rende i poveri delle aree rurali più vulnerabili al cambiamento economico del paese. Una delle ultime soluzioni trovate per superare il problema è quella della cooperazione internazionale con progetti di ONG. In un ambiente contemporaneo, ove il benessere umano è una priorità, si pone la questione dell’integrazione e del concetto di cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile come soluzione per ridurre la povertà e creare una ripartizione maggiore per lo sviluppo economico, quello sociale, e di conseguenza quello ambientale. Questi progetti incoraggiano ad esempio l’artigianato delle zone rurali e dei borghi, l’agricoltura per evitare le migrazioni interne e lo svuotamento delle campagne.

Accanto a questi progetti ci si chiede: com’è visto il povero in Tunisia? Essendo uno dei precetti dell’Islàm quello d’aiutare i poveri, il bisognoso non è mai disprezzato oppure emarginato. Di solito nelle società arabo-musulmane esistono spazi, dove si radunano i poveri, come davanti alle moschee oppure nei quartieri periferici delle grandi città. Esistono delle mense per poveri durante il Ramadàn (mese del digiuno) e alla fine del mese si offre una parte del proprio stipendio ai più bisognosi. Tuttavia per combattere la povertà nella società tunisina, oltre ai progetti nazionali, alcuni rispettano i precetti religiosi elencati qui sopra altri no, ma in modo generico è difficile trovare poveri emarginati.

Leave a comment.