"Sento forte il desiderio di perpetuare attraverso l'uso dei miei pennelli, le azioni e le scene più eroiche e notevoli della nostra gloriosa insurrezione contro il tiranno d'Europa". Goya Francesco Josè Goya Y Luciente è stato un pittore, incisore spagnolo. Anticipò le fasi in cui si stava avviando il percorso europeo della storia dell'arte. Il suo è un dipingere con la libertà di poeta i moti del sentire. Oltre l'essere cittadini, oltre l'appartenenza Spagna, 1808 Il 2 Maggio del 1808 il generale Gioacchino Murat dette l'ordine di catturare tutti i contadini che si trovavano nelle strade di Madrid per essersi ribellati all'invasione francese. Dopo svariate ore di lotta gli spagnoli vennero debellati. Fù condannato chiunque venne trovato in possesso d' un arma da fuoco o semplicemente un'arma bianca. Le fucilazioni ebbero luogo all'alba del giorno dopo alle falde della cosiddetta montagna del principe Pio. Goya sempre attento nel fare una lucida critica alla realtà del suo tempo, sei anni dopo dipinse uno dei suoi maggiori capolavori "Il 3 maggio 1808". Analizzando il quadro in questione vediamo a destra il plotone di esecuzione, formato da soldati privi di volto, quasi meccanici, automi, collocati in penombra pronti ad eseguire l'ordine di fucilazione. Le canne dei fucili brillano, il chiarore dei fuochi accesi illuminano i condannati. Davanti al plotone si ammucchiano i cadaveri il colore del sangue si fonde con l' ocra della terra. Gli altri contadini completamente illuminati stanno chiaramente per essere giustiziati. I gesti, le mani, gli occhi stessi denunciano questo triste spettacolo. Come un martire, chiaramente metafora di cristo in croce al centro troviamo il contadino con la camicia bianca invasa dalla luce, mani alzate pronto a morire mentre in secondo piano altri condannati salgono il sentiero per prendere il posto di quelli già morti. In lontananza si scorgono nel cielo nero case e chiese di Madrid. Goya nei suoi lavori interroga se stesso, affonda nel suo inconscio per trovare o almeno per liberare le domande e le esigenze dello spirito. Goya nelle sue pitture fa un uso emozionale del colore e insieme a Picasso anni prima però, segna la nascita di un'arte che diventa anche di denuncia sociale. Poteva la figura di Goya passare inosservata al mondo del cinema? La risposta è certamente no. Ci sono film che ne raccontano in maniera diversa l'essenza stessa. Ricordiamo Milos Forman formidabile autore di "Qualcuno volò nel nido del cuculo" e "Amadeus", dopo anni di assenza torna al cinema nel 2006 con "L'ultimo inquisitore", ma anche "Goya" di Nino Quevedo film del 1970 ben strutturato e interessantissimo sotto molti aspetti. Consigliato forse meno conosciuto "Volaverunt" di Bigas Luna film del 1999 . Cinica ironia, arte e miseria da scoprire. Non rinunciatevi.
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Sento forte il desiderio di perpetuare attraverso l’uso dei miei pennelli, le azioni e le scene più eroiche e notevoli della nostra gloriosa insurrezione contro il tiranno d’Europa“.
Goya

Francesco Josè Goya Y Luciente è stato un pittore, incisore spagnolo. Anticipò le fasi in cui si stava avviando il percorso europeo della storia dell’arte. Il suo è un dipingere con la libertà di poeta i moti del sentire.

Oltre l’essere cittadini, oltre l’appartenenza

Spagna, 1808
Il 2 Maggio del 1808 il generale Gioacchino Murat dette l’ordine di catturare tutti i contadini che si trovavano nelle strade di Madrid per essersi ribellati all’invasione francese. Dopo svariate ore di lotta gli spagnoli vennero debellati. Fù condannato chiunque venne trovato in possesso d’ un arma da fuoco o semplicemente un’arma bianca. Le fucilazioni ebbero luogo all’alba del giorno dopo alle falde della cosiddetta montagna del principe Pio.

Goya sempre attento nel fare una lucida critica alla realtà del suo tempo, sei anni dopo dipinse uno dei suoi maggiori capolavori “Il 3 maggio 1808“.

Analizzando il quadro in questione vediamo a destra il plotone di esecuzione, formato da soldati privi di volto, quasi meccanici, automi, collocati in penombra pronti ad eseguire l’ordine di fucilazione. Le canne dei fucili brillano, il chiarore dei fuochi accesi illuminano i condannati. Davanti al plotone si ammucchiano i cadaveri il colore del sangue si fonde con l’ ocra della terra. Gli altri contadini completamente illuminati stanno chiaramente per essere giustiziati.

I gesti, le mani, gli occhi stessi denunciano questo triste spettacolo. Come un martire, chiaramente metafora di cristo in croce al centro troviamo il contadino con la camicia bianca invasa dalla luce, mani alzate pronto a morire mentre in secondo piano altri condannati salgono il sentiero per prendere il posto di quelli già morti. In lontananza si scorgono nel cielo nero case e chiese di Madrid. Goya nei suoi lavori interroga se stesso, affonda nel suo inconscio per trovare o almeno per liberare le domande e le esigenze dello spirito. Goya nelle sue pitture fa un uso emozionale del colore e insieme a Picasso anni prima però, segna la nascita di un’arte che diventa anche di denuncia sociale.

Poteva la figura di Goya passare inosservata al mondo del cinema? La risposta è certamente no.
Ci sono film che ne raccontano in maniera diversa l’essenza stessa. Ricordiamo Milos Forman formidabile autore di “Qualcuno volò nel nido del cuculo” e “Amadeus”, dopo anni di assenza torna al cinema nel 2006 con “L’ultimo inquisitore”, ma anche “Goya” di Nino Quevedo film del 1970 ben strutturato e interessantissimo sotto molti aspetti. Consigliato forse meno conosciuto “Volaverunt” di Bigas Luna film del 1999 . Cinica ironia, arte e miseria da scoprire. Non rinunciatevi.

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