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Ritratti di insetti, libellule perfettamente a fuoco, fiori dentro gocce d’acqua in improbabili scatti fotografici sono l’ultima sfida dei fotografi della natura. L’uso della tecnica della Macrofotografia è un fenomeno sempre più diffuso che grazie alla tecnologia digitale permette di ottenere immagini in scala reale o ingrandita di soggetti piccolissimi con effetti tridimensionali sorprendenti.

Fra i personaggi di spicco di questa singolare attività Alberto Ghizzi Panizza, per la seconda volta in Sardegna il 5 e 6 luglio, ha svelato i suoi segreti ai numerosi appassionati che frequentano abitualmente gli ambienti umidi isolani alla ricerca di scatti d’eccezione.

Alberto, classe 1975, parmigiano d’origine, eredita la vena artistica dal nonno e fin da bambino disegna e dipinge la natura. Nel 1997 scopre la fotografia e il computer in un crescendo senza sosta che lo porta ad essere apprezzato in Italia e all’estero. Le sue foto di damigelle, le libellule dagli occhi sporgenti, e di lumachine fanno il giro del mondo mandate in onda su Discovery Channel Canada oltre che essere pubblicate in prestigiosi quotidiani come Daily Record, Huffington Post, Le Matin, The Guardian, Times, Vanity Fair e molti altri. Nel 2012 vince il primo premio all’Oasis International Photo Contest. È fra i pionieri del Focus Stacking, tecnica che gli permette di ottenere immagini perfette ai limiti del microscopico e che lo porta a vincere il concorso del National Geographic 2013. La tecnica è però talmente nuova che il premio gli viene revocato perché la giuria non capisce cosa ci sia alla base della perfezione dei suoi scatti.

Una perfezione che non poteva passare inosservata a Top Gear, punto di riferimento degli appassionati con sede a Cagliari in via Salaris, che ha come scopo la promozione di eventi dedicati agli appassionati di fotografia. Organizza, con Fujifilm, il primo workshop in Sardegna di macrofotografia avanzata e Alberto accetta entusiasta di passare un week end dedicato a condividere le sue esperienze con i fotografi naturalisti isolani.

damigella1Sveglia alle 4.30 e i fotografi si danno appuntamento per raggiungere il posto ideale dove osservare le damigelle nel loro ambiente naturale. Arrivati di buon mattino sulle rive del Rio Corongiu montano i cavalletti, gli obiettivi e tutti quegli accessori che si portano dietro in ingombranti e pesantissimi zaini. Nessuno parla, tutti sono immobili, scrutano il cielo, scrutano ogni singola foglia, sono le 6.00 ma di insetti nessuna traccia. Ci sono però le gocce di acqua sui margini delle foglie nel canneto. Gocce come piccole perle di cui Alberto conosce i segreti per ritrarle in maniera esemplare. E allora ecco i cavalletti in posizione strategica, con gli obiettivi orientati parallelamente alle foglie che iniziano a inquadrare. Nel gergo fotografico ci sono obiettivi macro da 60, da 100, altri obiettivi adattati con i cosiddetti tubi di prolunga, altri invertiti, ma tutti vogliono catturare la goccia perfetta. Goccia che a guardarla bene, con quei rapporti di ingrandimento che suggerisce Alberto, racchiude in se il mondo che la circonda.

gocce

I click prendono il via, ma il sole pian piano si leva oltre il canneto, sono le 8.00, ed ecco apparire magicamente le attese damigelle. Sono simili alle libellule, ma quando si posano chiudono le ali sul dorso come le farfalle, hanno occhi sporgenti e colori metallici. Gli obiettivi vengono puntati su queste silenziose protagoniste. L’intento è quello di riuscire a ottenerne il ritratto perfettamente a fuoco. Ma per fare questo entra in gioco il Focus Stacking, la fotocamera viene montata su un piano scorrevole, la slitta, e mossa millimetricamente per ottenere tanti scatti sulla stessa inquadratura. Il sole è però ormai alto, gli insetti si riscaldano e i loro voli diventano più frequenti e frenetici, si posano per brevi periodi. I fotografi decidono di lasciare i cavalletti e, prese le videocamere in mano, fanno a gara per immortalarle sperando che tra i numerosissimi scatti almeno uno sia buono. Sono le 10.00 e il sole è ormai troppo alto per ottenere buone fotografie, si rischia che siano sovraesposte, col bianco che fa sparire i particolari.

Tornati nello studio di via Salaris, si confrontano gli scatti, si commentano, si passa alla postproduzione. È il momento in cui tutte le immagini sono scaricate, elaborate e ritagliate per mezzo del computer.

Le lunghe sequenze di scatti fatte con la slitta sono sovrapposte e composte in modo da ottenerne una sola tramite funzioni avanzate del programma Photoshop. Tanti scatti ottenuti spostando avanti e indietro l’inquadratura e la loro sovrapposizione digitale per dare una buona profondità di campo cioè l’effetto tridimensionale, sono l’essenza del Focus Stacking.

gocce4Racchiudere soggetti dentro le gocce è un’altra frontiera della macrofotografia. Ingrandendo col computer gli scatti della mattina i fotografi scoprono che all’interno di ogni goccia d’acqua si specchiano fiori, foglie e loro stessi riflessi come dentro una lente.

Sotto la guida dell’instancabile Alberto viene ricostruito un set di ripresa e variando profondità di campo e ingrandimenti riescono a inserire un fiore di ibisco all’interno di piccole gocce. L’effetto è sorprendente e i fotografi, diventati allievi, sono felici di aver appreso un’altra potenzialità della loro magica attrezzatura.

I visi degli insetti, gli occhi azzurri delle damigelle, le gocce d’acqua si mostrano in una sorta di microscopio, in un caleidoscopio colorato e inaspettato. È la Macrofotografia, il potentissimo mezzo sempre più diffuso nella divulgazione naturalistica che non lascia nulla all’immaginazione, che svela i particolari più minuti del micromondo che ci circonda.

 

Foto di Alberto Ghizzi Panizza

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