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Sede: Assembly Roxy, 2 Roxburgh Place, Edimburgo
Organizzazione: Istituto Italiano di Cultura di Edimburgo
Data: 2 – 4 ottobre 2014, Orario: dalle 18 alle 21.30

L’ Istituto Italiano di Cultura di Edimburgo intende celebrare l’arte come un’opportunità per incoraggiare il dialogo tra le persone. In questo senso il progetto ” Journeys-Viaggi” è un’esplorazione delle diverse forme di espressione artistica – dalla danza alla musica, dalla pittura alla fotografia – che attraversa secoli nella tradizione cristiana, ebraica e musulmana. Vuole dare un messaggio di unità e speranza di fronte a conflitti e incomprensioni tra le persone.

In questa occasione, il prossimo venerdì 3 ottobre, l’artista veronese Lisa Borgiani presenterà il suo video “Memories and Light”, un viaggio video realizzato attraverso alcune città in medioriente: Gerusalemme, Istanbul, Teheran.

Le sequenze video sono state riprese in diversi momenti della giornata nei luoghi-simbolo delle capitali: il mall Mamilla a Gerusalemme, il ponte Galata ad Istanbul, piazza Azadi e il parco Jamshidiyeh a Teheran.

L’idea è quella di sperimentare le potenzialità della LUCE, simbolo di forza e speranza.

La Luce vista come espressione di bellezza, ma allo stesso tempo come contraddizione tra gli elementi che vengono ripresi. Può anche essere interpretata come desiderio di raggiungimento dei nostri sogni o rivelazione di un conflitto interiore, come singoli individui e nel contesto sociale in cui viviamo.

Programma: http://www.iicedimburgo.esteri.it/IIC_Edimburgo/webform/SchedaEvento.aspx?id=651&citta=Edimburgo

durata: 00:16:06

anno: 2013

Dettagli:

GREEN LIGHT

Mamilla mall, Jerusalem 2013

in collaborazione con Claudio Pagliara, giornalista, corrispondente RAI medioriente

La sequenza video è stata ripresa in diversi momenti della giornata al mall Mamilla a Gerusalemme, ponte di unione tra città vecchia e città nuova.

Il Mamilla, che ha atteso tre decenni per vedere la luce, e’ frutto dello stesso architetto Moshe Safdie che, nel 2005, ha progettato il nuovo museo Yad Vashem a Gerusalemme. La realizzazione di un centro commerciale lungo la Green Line rappresenta il suo definitivo superamento. Il suo riferimento nel video, sotto forma di Green Light, vuole veicolare il concetto che questa linea, dal 1949 al 1967 invalicabile, oggi non esiste più’ nella coscienza della gente di ogni fede che la attraversa quotidianamente senza pensarci.

Le persone camminano e si incrociano, senza mai davvero incontrarsi, intrecciano i loro passi a ritmo di pianoforte.

La Green Light, inizialmente ostacolo, lentamente si dissolve e scompare, lasciando al suo posto la Luce.

YAKAMOZ

Galata Bridge, Istanbul 2013

in collaborazione con Marta Ottaviani, giornalista e scrittrice

Nel 2007 un gruppo di comparatisti tedeschi si è costituito a commissione per eleggere la parola più bella del mondo e ha scelto la turca “YAKAMOZ”, che significa fluorescenza, riflesso, bellezza, luce.

Entrare nel vivo dell’identità di Istanbul significa essere nel mezzo del ‘ponte’ per capire la vera anima della città.

Le canne da pesca dei pescatori e le barche sono metafora di persone che camminano sul ponte di Galata, punto tra oriente e occidente: si sfiorano, incrociano, intrecciano i I loro ami a ritmo di pianoforte senza mai davvero incontrarsi.

La pellicola in negativo crea un insolito scenario e  la Luce al chiaro di luna prende il suo posto.

BLACK LIGHT

Azadi tower | Jamshidieh park, Teheran 2013

in collaborazione con Tatiana Boutourline, giornalista, collaboratrice de Il Foglio e IL

Dalle origini zorastriane alla poesia di Rumi, Hafez e Saadi ci sono pochi temi più strettamente legati alla cultura e alla coscienza iraniana della luce e del buio.

La sequenza video cattura questo dualismo dividendo lo schermo in due parti: sulla sinistra la torre Azadi, sulla destra il parco Jamshidieh.

Sentinella all’ingresso della capitale iraniana, la Torre Azadi è divenuta uno dei simboli dell’identità di Teheran. Costruita nel ’71, fu  concepita come porta schiusa verso il futuro e insieme come celebrazione del passato, da allora si è trasformata in un metaforico terzo occhio su 40 anni di speranze e disillusioni dalla rivoluzione islamica del 1979 alle dimostrazioni del 2009.

Nel video, Azadi impersona la sfera pubblica e Jamshidieh il suo sfuggente lato privato; una separazione che rappresenta un tema ricorrente nella letteratura, nell’arte e nel cinema contemporaneo iraniano. Attorno alla torre di marmo la vita continua implacabilmente a pulsare e gli abitanti di Tehran conducono le loro attività quotidiane, occasionalmente si notano forti pennellate di colore ma la scena è filmata in bianco e nero e l’umore è fissato da una minacciosa luce scura.

Dall’altra parte dello schermo, il giardino in pietra di Jamshidieh è circondato da un benevolo alone luminoso: i bambini giocano, le famiglie fanno il pic nic, le coppie si abbracciano sotto le foglie degli alberi. I suoni delle risate e il gocciolare dell’acqua colmano l’aria, i colori sono vividi, la vita scorre naturale, senza sforzo apparente.

Nell’ultimo frame un ragazzo attraversa lo schermo e una Luce brillante conquista la Torre Azadi.

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