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“Li chiamavano i galanzè, avevano il compito di alzarsi a tarda notte e partire con le barche a mezzanotte da Carloforte, arrivavano a Buggerru alle sette del mattino. Tutta la notte in mare.

Io ho fatto anche quello. Mi mettevano al riparo sulla bilancella perché ero una bambina, in navigazione da Carloforte a Buggerru.

Quando partivo da Buggerru era la una, l’una e mezza di pomeriggio, invece quando dovevo partire da Carloforte dovevo partire a mezzanotte perché le barche partivano sempre a mezzanotte, non c’era il motore, si navigava col vento e la vela.

Ricordo il lavoro di questi uomini che mi incantavano per le loro capacità, svelti, dopo che caricavano e scaricavano il minerale, dovevano lavare la barca con secchi d’acqua, perché la barca era sporca di minerale.

Mettevano un lungo tavolone dalla riva fin sulla barca, questo tavolone obliquo e oscillante, loro correvano su e giù con le ceste piene di minerale, quanti ne cadevano in mare con la cesta!

Il lavoro era questo: salivano a bordo, lavavano prima la barca poi mettevano tutto in ordine, cominciavano a preparare il pranzo, poi si sedevano tutti in torno in attesa della distribuzione del cibo. Arrivati a Carloforte dovevano scaricare la barca negli altri magazzini, perché poi arrivavano le navi a Carloforte e caricavano e portavano a Genova e andavano oltre. Davano un urlo particolare prima di salpare. Stanchi e avevano l’odore della blenda”.

Memoria di VERA AGATI

(dal sito IGEA)

 

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