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Ferrara (ITALIA)

 

Anche quest’anno si è svolto a Ferrara, dal 5 al 7 ottobre, il festival di giornalismo organizzato dal settimanale Internazionale. La città ha risposto con grande energia, nonostante le recenti ferite dovute al terremoto, dimostrando una grande organizzazione e un’ottima capacità d’accoglienza.

L’evento, giunto alla sua sesta edizione, ha proposto al suo numerosissimo pubblico – circa 66.000 presenze, fra addetti ai lavori e non – un weekend ricco d’incontri, dibattiti, spettacoli e proiezioni con grandi ospiti provenienti da diverse parti del mondo. Il tutto si è svolto in tre giorni ricchissimi di programmazione, che hanno dato spazio a ben 171 ospiti provenienti da quattro continenti e 38 paesi del mondo; numerosissime proiezioni cinematografiche di film e documentari; presentazione di libri; incontri con gli autori; workshop; laboratori per bambini; performance teatrali musicali e poetiche. Tra gli spettacoli, che hanno animato le piazze della bellissima città, ricordiamo i numerosi appuntamenti delle performance del Teatro Della Valle Occupato e il coinvolgente dJ set di Vinicio Capossela.

vinicio capossela

La crisi economica, vista anche come opportunità di cambiamento, quindi nel suo valore positivo, è stato il tema guida di quest’anno. La complessità di tale argomento è stata analizzata da diversi specialisti in numerosi dibattiti e incontri. Tra i più importanti: l’economista indiana, Jayati Ghost, docente di economia alla Jawaharlal Nehru University di New Delhi, esperta di globalizzazione, commercio, finanza internazionale, politica macroeconomica e questioni di genere, e il giornalista e scrittore indiano Siddhartha Deb, autore di “Belli e Dannati. Ritratto della nuova India”. Essi hanno spiegato come in India, ma anche in altri paesi così detti “emergenti”, un tasso di crescita economica vertiginoso coesista con vaste sacche di povertà e disuguaglianza, ponendo l’accento sulle contraddizioni e le conseguenze dal punto di vista antropologico e sociale dello sviluppo economico, non sempre rispettoso dei diritti umani. Una tesi che pone l’accento sugli aspetti positivi della crisi è stata quella proposta dall’antropologo, e attivista statunitense, David Graeber. Lo studioso, professore di antropologia sociale alla Goldsmith University of London e famoso per aver scritto “Debito. I primi 5.000 anni”, ha posto in relazione i concetti di crisi e cambiamento, cogliendo gli aspetti positivi della crisi economica, che può essere vista come problema che racchiude in sé il suo superamento, quindi fonte di stimolo verso soluzioni alternative rispetto a quelle proposte dai sistemi economici e politici mondiali. Le posizioni di Graeber sono frutto soprattutto del suo impegno nella vita politica del suo paese: è lui che ha dato un impulso notevole al movimento di Seattle e di Occupy (è suo lo slogan “siamo il 99%”); che ha rivoluzionato la teoria economica sui mercati, dimostrando come l’istituzione del debito sia anteriore alla moneta e come da sempre sia oggetto di aspri conflitti.

Della crisi economica ha infine parlato Susanna Camusso, segretaria confederale della CGIL, che ha presentato il tema scottante del rapporto fra i giovani, il lavoro e il precariato in Italia, in confronto con gli standard europei. La denuncia della sindacalista ha messo in evidenza il ritardo storico del nostro paese in campo di sviluppo e occupazione giovanile.

Altro tema attualissimo del festival è stato il conflitto in Medio Oriente e la repressione dei movimenti antigovernativi in Siria. Ha fatto il punto sulla complicatissima situazione di guerra civile, e sull’apparente inamovibilità del regime di Bashar Al Assad in Siria, Salam Kawakibi, ricercatore e coordinatore dell’Arab Reform, un network di istituti indipendenti sul mondo arabo. Della difficile situazione del Bahrein si è invece occupato Sultan Al Quassemi, giornalista saudita e membro della Dubai School of Government, che ha spiegato come nel Bahrein equilibri nazionali e regionali, economici e militari, politici e geopolitici si mescolino in un intreccio potenzialmente esplosivo.

Uno spazio privilegiato è stato quello della questione femminile. Dal mondo islamico al mondo occidentale, le donne rivendicano un ruolo che vada oltre stereotipi di genere e facili etichette e fanno il punto sui molti ruoli che hanno ricoperto e ricoprono nella società. Al festival di Internazionale, si è parlato soprattutto di Medioriente e Maghreb, dove le donne reclamano a gran voce un ruolo attivo nella società. Le protagoniste di questa “armata rosa” sono state: Gameela Ismail, attivista egiziana definita dalla Bbc una delle “quattro sorelle della rivoluzione”; Manal Al Sharif, impegnata per i diritti delle donne in Arabia Saudita e creatrice della campagna It’s my right to drive per il diritto delle donne a guidare; Azadeh Moaveni, giornalista e scrittrice statunitense di origine iraniana, inviata di Time in Medio Oriente e del Los Angeles Time in Iraq; Ghada Ghazal, ricercatrice in studi islamici e dialogo tra le civiltà dell’Al Andalus Institute for Islamic Studies di Hama e membro dell’Islamic Studies Center di Damasco e dell’Islamic society of Britain.

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Anche quest’anno, a Ferrara, non è mancato lo spazio dedicato all’arte, alla comunicazione, al cinema e alla letteratura. Tra i nuovi modi di raccontare il mondo e le nuove tendenze letterarie, uno spazio particolare ha avuto il racconto per immagini: il fumetto. Tra le varie opere presentate, merita una particolare menzione Quaderni russi, ultimo capolavoro a fumetti di Igort (Igor Tuveri), fondatore e direttore editoriale della Coconino Press, e autore di reportage disegnati, come Quaderni ucraini e Pagine Nomadi. Storie non ufficiali dall’ex Unione SovieticaIgort ha dedicato il suo ultimo reportage a immagini ad Anna Politkovskaja, la giornalista russa del settimanale Novaja Gazeta assassinata a Mosca nel 2006. Il reportage a fumetti è frutto di una raccolta di appunti e riflessioni grafiche che Igort ha raccolto in due anni di viaggio nella Federazione Russa, per dar voce e volto ai protagonisti della sua storia. Il fumettista italiano (nato a Cagliari, in Sardegna, nel 1958) ha esposto la sua opera e fatto il punto sulla situazione della democrazia nella Russia di Putin insieme alla giornalista, scrittrice e storica specializzata nella Russia post-sovietica, Galina Ackerman, traduttrice e amica della Politkovskaja.

La drammatica vicenda personale di Anna Politkovskaja, che con il suo giornalismo d’inchiesta denuncia i soprusi e la repressione subita dal popolo Ceceno, fino a perdere la vita, poiché scomoda al “regime”, in un brutale assassinio rimasto impunito, è un tema caro a Internazionale, che da qualche anno organizza un premio giornalistico in sua memoria. Il premio giornalistico Anna Politkovskaja, che quest’anno è giunto alla sua quarta edizione, è un omaggio alla memoria e al lavoro di denuncia della giornalista uccisa a Mosca il 7 ottobre 2006. Il premio è stato concepito per sostenere l’impegno e il coraggio di giovani reporter che nel mondo si sono distinti per le loro inchieste, mettendo a rischio la loro vita per la libertà di stampa. Il riconoscimento pertanto quest’anno è andato a Carlos Dada, giornalista salvadoregno, direttore del sito d’informazione indipendente El Faro. Di origini greco-libanesi e figlio di esiliati politici, Dada è tornato nel Salvador nel 1998 per fondare un giornale che ha cambiato il panorama della stampa nazionale, conservatrice e dipendente dai poteri economici forti. El Faro, che è specializzato in giornalismo investigativo, negli ultimi anni ha portato alla luce una trattativa tra lo stato e i cartelli della droga per ridurre il numero di omicidi, in uno dei paesi più violenti del mondo. Il ministero della sicurezza del Salvador ha dichiarato che Carlos Dada e gli altri giornalisti de El Faro sono in pericolo di vita. Nonostante questo, ha dichiarato Dada, “non abbiamo ricevuto alcun tipo di protezione”. Il traffico illegale di stupefacenti è una delle principali fonti di guadagno della malavita organizzata dell’America Centrale e dell’America Latina, con un valore stimato fra i 10 e i 150 miliardi di dollari all’anno. Un giro d’affari sanguinoso che è al centro di una guerra feroce tra cartelli dei narcos rivali e tra questi e le forze di sicurezza governative. Il tema del narcotraffico è stato oggetto anche del film documentario, in anteprima europea, Reportero di Bernardo Ruiz, che mette in relazione la pericolosità di essere giornalista d’inchiesta a Tijuana, una delle città più pericolose del mondo, al confine tra Stati Uniti e Messico. Nella rassegna Mondovisioni, di cui fa parte questo film, si sono proiettati inoltre numerosi documentari su informazione, attualità internazionale e diritti umani, in diversi paesi e continenti. Tra tutti, ricordiamo Tomorrow che racconta la provocazione, e i successivi problemi avuti con il governo di Putin, del Collettivo di Artisti russi Voina (guerra). Il filmato racconta la dura repressione subita dal collettivo, che ha visto più volte la carcerazione di alcuni suoi membri, a causa delle loro performance artistiche che denunciano la mancanza di democrazia nel paese e avvicinano la loro storia a quella attualissima delle Pussy Riot, un gruppo Punk, tutto al femminile, le cui componenti sono state denunciate ed arrestate dalla polizia russa per aver cantato una canzone di protesta antigovernativa all’interno di una cattedrale al centro di Mosca.

Un tale spessore culturale e informativo nella programmazione della sesta edizione del festival di Internazionale, a Ferrara, colloca ancora una volta senza ombra di dubbio questo festival come uno degli appuntamenti più vivaci del panorama culturale italiano.

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