Marrakesh
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di Giulia Macchia Vercesi

“Lo spirito del deserto spinge l’uomo a non star mai fermo in nessun luogo e a prender la roba dove c’è. Come il pesce nuota nel mare e l’uccello vola nel cielo”.

Vittorio Giovanni Rossi

Marrakesh…città’ imperiale incastonata tra le montagne ed il mare del Mediterraneo. E’ conosciuta come la Città’ Rossa. Perché tutto qui è rosso. Le sue strade sono rosse. La sua polvere è rossa. Rossa è l’alba. Rosso il tardo pomeriggio.
Ma in realtà la sua affascinante architettura è un caleidoscopio di colori. Nasce dalla fusione di elementi ispanici e berberi, dando origine a forme sinuose. Passeggiare per la città è una scoperta incessante di scorci nascosti.

Un gioco di ombre si crea tra porticati velati dalle grate incastonate nelle volte, tra le fronde delle palme che si muovono alla brezza della sera e la luce stessa, che filtra dalle lanterne che illuminano i giardini al tramontare del sole, vi partecipa.
Perché in effetti, la Marrakesh più suggestiva è quella che giace nascosta dietro i portoni di legno di cedro intarsiati. Moltissimi personaggi di spicco della cultura e del jet-set internazionale possiedono una casa qui. I migliori architetti del mondo sono intervenuti per ristrutturarle mantenendo le loro caratteristiche uniche. Ed il design moderno, accostato ad elementi antichi e carichi di storia, ottiene risultati stupefacenti.
L’architettura delle case riflette quella della città. La sua non- linearità, evidente nell’intricato dedalo di strade, viene ripresa nelle case magrebine dai numerosi vani di passaggio che non hanno una funzione precisa, se non quella di preannunciare un altro ambiente e dare un certo respiro tra due stanze.
Il candore dei muri che riflette la luce del sole cocente, lo si ritrova dentro e fuori. L’unica differenza è che gli interni sono adorni di piastrelle intarsiate. Spesso non è necessario alcun quadro…le piastrelle stesse, multicolori, nei toni del blu, del verde, del giallo ocra sono come degli affreschi che attraggono lo sguardo ed in cui ci si perde.
La parte più suggestiva della casa magrebina è il terrazzo-giardino: nei paesi orientali, parlando di giardino pensile, si pensa immediatamente all’acqua. Si tratta della “seguia”, il canaletto utilizzato per l’irrigazione, ma che serve anche per portare l’acqua verso un bacino, vasca interna di un giardino di Marrakesch, arte, mediterraneo(come questa abitazione). Si crea cosi’ uno specchio d’acqua privatissimo, che anche gli antichi romani apprezzavano ed infatti ricreavano nelle case più lussuose.
Questi chiostri, sui quali si affacciano corridoi con meravigliosi colonnati, sono la zona più utilizzata della casa. Fresca ed ombreggiata, permette di rilassarsi tra il profumo dei gelsomini, in una tranquillità surreale rispetto all’attività frenetica che si svolge a pochi passi di distanza, tra il Souk e la Piazza, dove incantatori di serpenti, venditori di spezie e dentisti ambulanti svolgono la loro attività fino a notte inoltrata.
Ciò che piu’ colpisce, sono gli intricati inserti di legno che si ritrovano ovunque: sui portoni, sulle cornici delle finestre ed a parziale copertura delle volte. Ci si aspetta sempre di vedere comparire, tra le fitte grate, una sensuale ancella che corre leggera e scompare in altre stanze.

I tetti, nati per ospitare le cisterne dell’acqua, si trasformano in sofisticati terrazzi per ricevere gli amici. Sì, perché l’arte del ricevere e’ ben nota ai berberi, che anche nella semplicità delle loro tende nomadi imbastiscono succulenti banchetti con sfiziosi antipasti caldi e freddi. Le “mezze”, variegate nei gusti e negli ingredienti, succulenti “tagines” con riso e carne, e dolci semplici ma gustosi.Tutti ricavati dagli ingredienti che si hanno a portata di mano negli spostamenti nomadi. Latte di capra, formaggi, riso, carne d’agnello.
Ed il classico thè alla menta, rito antico che nasce nella notte dei tempi ed ancora continua nell’ospitalità moderna. Bere un thè insieme ad un marocchino significa accettarne la sua amicizia.
Le tende berbere (Jaima) sono un’”architettura alternativa” ma sempre presente nella vita quotidiana. In tutti i paesi arabi ancora vige la tradizione di recarsi nel deserto, di tanto in tanto, ad ascoltare il silenzio ed a dormire sotto le stelle.
Le “Jaima” sono coloratissime e ricoperte di tappeti, con tavolini bassi di ottone intarsiato che si appoggiano su basi di legno mobili. Le lanterne illuminano l’interno, con i vetri colorati che trasformano le pareti sottili in un arcobaleno di colori danzanti.
In Marocco, come in tutti i paesi mediterranei, la convivialità è un momento importante della vita quotidiana. Le case e gli spazi pubblici, come abbiamo visto, nascono presupponendo questo scopo.
Per apprezzare Marrakesh, la città magica, come la definì’ Churchill, basta lasciarsi trasportare dalle sue atmosfere languide….e chiudere gli occhi un instante per sentirsi già a casa.

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