Ligabue a Cagliari
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Cagliari (ITALIA)

Luciano Ligabue torna a Cagliari dopo due anni e fa il pieno di ingressi allo spazio della Fiera internazionale, 15/20.000 dicono gli organizzatori Friends & Partners e Riservarossa, con Sardegna Concerti per l’organizzazione cagliaritana.

Il concerto, per alcuni, ha ripetuto un cliché, un pacchetto preconfezionato che dura ormai da molto tempo. Ci si aspetta di sentire versione diverse di alcune canzoni, un arrangiamento un finale diverso, e invece poco o niente. Quasi avesse paura di sbagliare il colpo, facendo una variazione improvvisa ad un prodotto di successo. Qualche critico parla di un cambiamento verso un prodotto pop con Riff più o meno simili tra loro.

Certe notti capita che gli artisti non abbiano la necessaria spinta energica per affrontare il loro pubblico, capita insomma di non essere al massimo della forma. Capita a Cagliari in diversi spettacoli. Oramai è un dato che potremmo definire endemico della città, molti concerti non sono all’altezza dell’artista. Come mai? Ci viene da pensare che in fondo il mercato cagliaritano non è così appetibile come quello romano o milanese, e quindi si fa un concerto senza troppi sforzi?

Al pubblico di mediterranea l’ardua sentenza…

Inizia con Certe notti, un classico da cantare tutti insieme. Durante il concerto ha alternato vecchi brani, I ragazzi sono in giro, Ho messo via, Tutti vogliono viaggiare in prima, cantando i brani della doppia raccolta “Primo tempo” (dal 1990 al 1995) e “Secondo tempo” (dal 1995 al 2000).
La seconda parte del concerto vede un’interessante esecuzione di un medley con un mescolamento di Vivo o morto X, Con queste facce qui, Lambrusco e Popcorn.

Tutto rigorosamente già visto..

La media dell’età si aggirava intorno ai 20 anni, ma le eccezioni erano rappresentate dai genitori o dalle primissime generazioni di fans di Ligabue. Sì, perché il Liga inizia la sua carriera ormai molti anni fa. La storia di Ligabue è di quelle da “Self made man”, senza però ricordare l’altro italiano famoso..

Si potrebbe definire un’artista che parte dalla strada. Un musicista però per passatempo, perché il suo tempo era occupato dai mille lavori che faceva per vivere, tra cui il bracciante ed il metalmeccanico, quindi ragioniere, conduttore radiofonico, commerciante, promoter, consigliere comunale a Correggio, la sua cittadina. Un uomo che dalla strada ha saputo costruire un futuro che adesso cammina ad alta velocità, una musica che nel bene e nel male è diventata patrimonio di tutta l’Italia.

Il suo primo singolo risale al 1987 con Balliamo sul mondo, nel secolo scorso. E dopo un ventennio Luciano Ligabue è ancora li, sui palchi di tutt’Italia per il suo “Elle Live Tour 2008” accompagnato da una band straordinaria: Federico Poggipollini (chitarre), Niccolò Bossini (chitarre), Josè Fiorilli (tastiere), Luciano Luisi (tastiere), Michael Urbano (batteria) e Kaveh Rastegar (basso). La stessa band con cui il cantautore di Correggio ha suonato dal 7 al 28 Aprile nel suo tour europeo (Amsterdam, Madrid, Barcellona, Parigi, Zurigo, Amburgo, Monaco, Berlino, Londra).

La band si scatena sui ritmi tipici della musica di Ligabue, “un rock emiliano” come lo chiama lui. Un arrangiamento continuo di generi diversi: rock and roll, pop, ritmi americani e prettamente italiani e mediterranei nei testi. Nei primi dischi ha sempre usato la dimensione del racconto per scrivere i suoi testi, una dimensione molto più cinematografica o letteraria, ma adattata alla sua musica funziona perfettamente. La formula è cambiata leggermente successivamente, dove si affaccia più direttamente ai problemi della società che lo circondano ad esempio “A che ora è la fine del mondo?”, cover dei Rem del 1994 (questa si, eseguita magistralmente), o ancora “Buonanotte all’Italia” del 2007.

Ligabue è sempre stato sensibile ai temi ambientali tanto da partecipare ad un disco di Pierangelo Bertoli con il brano “Eppure soffia”, o appoggiando il Live Earth, la manifestazione organizzata da Al Gore per la salvaguardia della salute della Terra.

Molto bello il palco, lungo 60 metri e alto 26 m, dove le pale eoliche e i pannelli solari ispiravano il muovo millennio ecologista. Composto da quattro schermi di diverse dimensioni, poi le luci, i contributi video, le immagini grafiche e live hanno contribuito ad animare lo spettacolo.
Da segnalare il ricordo che dedica ad Andrea Parodi, che considerava un grande artista, poi l’accenno alla situazione politica italiana: “Nessuno deve sentirsi in affitto in questo Paese. L’Italia è di chi ci vive, non di chi la governa”. Si chiude, anche questa volta con le canzoni che rimbombano nelle orecchie e le ragazzine in delirio che, senza più voce, se ne tornano a casa felici.

 

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