Mare ed energia
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Onde e maree, irregolari, impetuose, incontrollabili, energetiche. Tutto ciò che si muove produce energia, e il mare, con il suo andamento lento, ma costante, produce energia.

Sentiamo spesso nominare il vento, il sole, come principali elementi naturali dai quali poter ricavare energia rinnovabile. La questione del nuovo millennio, l’interesse principale dell’uomo moderno sembra essere sempre di più il rinnovo e la ricerca di energie nuove, rinnovabili e soprattutto pulite. Ma proprio il mare, con le sue maree e con la sua incontenibile forza non sembra venire nominato spesso tra gli elementi naturali ipoteticamente utilizzabili, eppure le sue onde sono eternamente in movimento, e producono continuamente energia. In silenzio e senza grandi pubblicità, ne sponsor ne fondi (in Italia soprattutto), studiosi e ingegneri da anni e in diverse parti del mondo stanno studiando le potenzialità di questo settore energetico, che esploderà a breve nel campo delle risorse rinnovabili. Provate a pensare quale genere di processo, che tipo di cambiamento epocale si potrebbe generare se si cominciasse a utilizzare il mare come fonte di approvigionamento energetico, e se questa possibilità venisse applicata al nostro Mediterraneo. Io non ho dubbi nel dire che potrebbe portare dei cambiamenti epocali al nostro angolo di mondo.

Proviamo a dare un idea. La superficie del Mediterraneo è approssimativamente di 2,51 milioni di km2 ed ha uno sviluppo massimo lungo i paralleli di circa 3700 km. Il Mediterraneo rappresenterebbe quindi una superficie di 2,51 milioni di km2 dai quale ricavare energia pulita. Sembrerebbe un sogno, eppure è possibile. Il nostro mare-lago Mediterraneo a tratti cosi calmo, è invece sempre in movimento, in maniera estenuante, lento e tranquillo corrode le sue rocce, rompe le sue onde, sposta le sue correnti, crea energia.

Lo sanno bene i professori dell’università Federico II di Napoli, e in particolare il professore Domenico Coiro, docente presso il Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale dell’ Ateneo Federiciano. I primi test sperimentali sul mare in Italia risalgono al quinquennio 1998-2003, quando il team di ingegneri napoletani, insieme al gruppo di ricerca dell’ADAG, e in collaborazione con l’azienda di Bolzano Fri-El Green Power, specialista in energie rinnovabili, svilupparono un primo sistema, la turbina marina Kobold, che fu installata nello Stretto di Messina a Ganzirri, sulla costa siciliana. Il passo successivo fu l’impianto pilota ENERMAR posto in attività nello Stretto nel marzo 2002 e collegato alla rete elettrica nazionale nel mese di marzo 2006. Lo stretto di Messina pare essere uno dei punti maggiormente favorevoli per il ricavo di energia dalle maree, grazie alle sue potentissime correnti, capaci di raggiungere una potenzialità energetica pari a circa 15.000 MW. La struttura della turbina è ovviamente estremamente complessa, mi limiterò a dire che le turbine sono sottomarine e l’energia prodotta è immessa direttamente nella rete nazionale elettrica tramite un cavo elettrico anch’esso posto sotto il mare. E’ possibile convertire almeno cinque tipi di energia presenti nel mare: quella delle correnti, delle onde, delle maree, delle correnti di marea e del gradiente termico tra superficie e fondali, insomma un settore assolutamente da esplorare e in crescita.

I paesi pionieri in questo campo sono la Francia, dove esiste gia un impianto per lo sfruttamento delle maree, il Regno Unito, la Norvegia, il Giappone e gli Stati Uniti, dove sono in corso esperimenti. L’importanze del mare per la nostra civiltà mediterranea continua a crescere e crescerà sempre di più nei prossimi decenni. La nostra più importante risorsa, nel passato come bacino di scambio vitale e culturale, e a breve anche come approvigionamento di energia rinnovabile, pulita.

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