Usura
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Per impresa mafiosa s’intende quella fattispecie d’impresa illecita attraverso cui le associazioni mafiose svolgono attività produttive, commerciali e finanziarie, prevalentemente a oggetto lecito, mediante l’impiego d’ingenti capitali di provenienza illecita, invadendo interi settori di mercato. Secondo gli studi di vari istituti di ricerca come l’Eurispes e Sos Impresa, mafia siciliana, ndrangheta, camorra e sacra corona unita registrano un fatturato annuo di 135 miliardi di euro, pari a quasi il 7% del PIL dell’Italia, e un utile di quasi 70 miliardi, confermando essere la più grande holding company italiana1. La crisi economica, quindi, non spaventa per nulla le associazioni criminali, che si trovano invece nella condizione di diventare ancora più pericolose.

Dal turismo, ai servizi alle imprese e alla persona, dagli appalti alle forniture pubbliche, al settore immobiliare e finanziario, la presenza dell’impresa mafiosa si consolida in tutti i settori vitali dell’economia del Paese. L’edilizia, in tutte le sue fasi, è però il settore nel quale si concentrano maggiormente gli interessi della criminalità organizzata. E’ un settore questo che consente una buona circolazione del denaro, richiedendo un forte apporto di capitali e uno modesto know how gestionale. Per quel che concerne la media e grande distribuzione si evidenzia l’interesse delle mafie per i centri commerciali, funzionali al riciclaggio di denaro sporco. A Roma tra la scalinata di Trinità dei Monti, Piazza Navona e Fontana di Trevi la criminalità organizzata ha acquisito importanti hotel, ristoranti e caffè. Nel mirino dei boss non ci sono solo le piazze storiche di Roma, Milano o Torino: il capo della Distrettuale Antimafia dell’Emilia Romagna, Silverio Piro, ha confermato l’allarme lanciato da Roberto Saviano sugli affari dei Casalesi in Emilia e, in particolare a Parma2. Ciò vale per gli immobili, ma anche per le aziende, specie quelle quotate in Borsa, il cui valore, a causa della crisi economica e finanziaria, si è fortemente ridotto negli ultimi anni, diventando piuttosto appetibili per la finanza criminale[3. Lo stesso comparto agricolo non è immune dalla penetrazione mafiosa, a causa della crisi economica che sta attraversando e alla disponibilità di manodopera extracomunitaria a basso costo, come dimostrano i recenti fatti di Rosarno.

La penetrazione di queste imprese nell’economia legale è rafforzata dalla forza d’intimidazione del vincolo associativo mafioso e dall’assoggettamento e dall’omertà che ne conseguono. Tutti questi investimenti sono resi possibili da una classe di colletti bianchi molto esperta e qualificata. Amministratori pubblici, politici, imprenditori, liberi professionisti che intrattengono, anche senza necessaria continuità di tempo e senza vincoli di affiliazione, rapporti economici illegali. L’attività imprenditoriale delle mafie si basa, quindi, su organizzazione tipicamente aziendale, con tanto di manager, addetti e consulenti. Il sistema economico mafioso è una sorta di piramide: alla base, gli ‘artigiani della mafia’, vale a dire gli estorsori che impongono il pizzo ai commercianti; al secondo gradino della piramide, la mafia imprenditrice delle piccole e medie imprese; al vertice troviamo le grandi imprese, alcune a partecipazione mafiosa, altre in affari con la mafia4.

L’impresa mafiosa si presenta sul mercato con tre elementi di specificità, che si traducono in un vantaggio sul piano della competitività: lo scoraggiamento della concorrenza, attraverso cui la mafia imprenditoriale riesce ad assicurarsi merci, appalti e commesse a prezzi di favore; la compressione salariale con l’evasione di contributi previdenziali e assicurativi e il ricorso al lavoro nero; infine, l’enorme disponibilità di risorse finanziarie derivanti dai proventi delle attività illegali come traffico di droga, racket, commercio internazionale di armi e usura. Le associazioni criminali agiscono come delle vere e proprie holding, parlano più lingue, hanno interessi in tutto il mondo e, rendendosi invisibili, sono capaci di inquinare o di mettere fuori mercato le imprese sane. E’ ‘la linea della palma’ che è salita ben al di là di Roma, arrivando fino a Duisburg e oltre. Nel 1970 Leonardo Sciascia coniò questo paragone: così come le palme, piante esotiche, man mano che il clima diventerà più caldo troveranno terreni fertili sempre più a nord, così la mafia risalirà la penisola. Senza un adeguato controllo sui flussi di capitali prodotti e investiti dalle mafie imprenditrici, in particolare laddove l’attività economica e finanziaria ‘legale’ è florida e produce ricchezza, come avviene nel nord del nostro Paese, qualsiasi azione di contrasto contro le mafie non potrà essere efficace.

 


[1] Le Mani della Criminalità sulle Imprese, XII Rapporto Sos Impresa, 2009; vedi anche Rapporto Italia 2009, Eurispes.

[2] Carlo Gulotta, Camorra in Emilia, Piro Difende Saviano, in ‘La Repubblica’ del 30 marzo 2009.

[3] Andrea Barolini, Mafia Spa, lo Shopping ai Saldi dell’Economia Globale, in “Valori”, Dicembre 2009-Gennaio 2010.

[4] Sarcina Giuseppe, La Nuova Piramide Mafiosa: l’Economia Si Governa Così, in ‘Corriere della Sera’ del 26 novembre 2007.

1 thought on “La Mafia si fa impresa: i risultati economici della criminalità organizzata

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