La grande maratona
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L’animazione giapponese è un’industria “onnivora”, continuamente affamata di nuove ispirazioni. La stessa storia del Mediterraneo è stata una fonte narrativa, come dimostra La grande maratona (1992), un film ambientato nella Sicilia del IV secolo a.C..

Se non ne avete mai sentito parlare, non sorprendetevi. Provate a navigare in rete e troverete poco o nulla sull’argomento: neanche una pagina Wikipedia in italiano, solo un breve riassunto su un sito di settore.

Un’assenza che pesa nei motori di ricerca, perché, come nel caso di Tottoi, viene persa un’occasione di promozione gratuita per il Mediterraneo. Con il post di oggi cercheremo, almeno in parte, di rimediare all’oblio informativo che ha ingiustamente colpito il cartone giapponese. La nostra operazione di visibilità mediatica inizierà dalla trama dell’anime.

Una storia di amicizia al tempo di Dionigi II

 

In occasione del matrimonio della sorella, un giovane greco di nome Melos si dirige a Siracusa per acquistare una spada cerimoniale. Mentre gira per la città il protagonista conosce Celinuntius, uno scultore etrusco con il quale stringe immediatamente amicizia.

A quel tempo (360 a.C.), però, Siracusa è governata con pugno di ferro da Dionigi II: attentati alla vita, tradimenti e condanne a morte sono all’ordine del giorno. Lo stesso protagonista rischia di diventare una vittima della tirannide: sorpreso in possesso di una spada, è incarcerato con l’accusa di ribellione.

La sua vita viene salvata solo grazie all’intervento di Celinuntius, che si offre come prigioniero al posto di Melos. Dopo aver promesso all’amico di tornare fra tre giorni, il protagonista torna a casa per assistere al matrimonio della sorella.

Celinuntius si fida ciecamente della parola di Melos, nonostante lo abbia conosciuto da poco tempo. Ma, una volta lontano da Siracusa, che cosa farà Melos? Terrà fede alla promessa o penserà alla propria salvezza? La risposta a queste domande dimostrerà se, in un clima politicamente violento, sia possibile mantenere un’amicizia sincera.

 

Perché riscoprire il film d’animazione?

 

La trama del film non è tratta da una sceneggiatura originale, ma da un romanzo breve intitolato Corri Melos! (1940) e scritto da Osamu Dazai (1909-48). Oltre alla versione del 1992, in Giappone hanno prodotto altri adattamenti animati basati sullo stesso racconto: una serie tv (1979), un mediometraggio (1981) e due episodi inseriti nel cartone Aoi Bungaku (2009).

Le numerose edizioni animate sono un esempio di quanto sia forte l’interesse del Sol Levante per il passato mediterraneo: una ragione, quest’ultima, per (ri)scoprire La grande maratona, perché ci rende più consapevoli di un fenomeno culturale poco percepito qui in Italia.

Il pubblico nipponico, infatti, è avido di curiosità sulle antichità del Mare Nostrum e l’industria animata ha interpretato tale interesse come una domanda di mercato da soddisfare, producendo così numerosi cartoni con espliciti riferimenti alla cultura mediterranea.

Anche se restringiamo il nostro interesse al contesto storico di La grande maratona, non mancano i riferimenti all’Antica Grecia: cartoni come Pollon e I Cavalieri dello zodiaco, ad esempio, sono ispirati alla mitologia dell’Ellade. La stessa storia greca è stato il materiale narrativo di una serie anime intitolata Alexander – Cronache di guerra di Alessandro il Grande.

La grande maratona fa parte quindi di un grande patrimonio animato, che, se adeguatamente valorizzato, potrebbe trasformarsi in un mezzo di promozione gratuita per il Mediterraneo. Ma, come nel caso di Tottoi e la Sardegna, nessun segnale di interesse è arrivato dalla Sicilia. Tutto ciò si è tradotto in un’altra occasione mancata per il nostro paese: gli operatori locali, ancora una volta, hanno sottovalutato il fascino dell’animazione giapponese nelle strategie di marketing territoriale.

Una prova di quanto scritto la possiamo riscontrare nella rete: nessuna testata giornalistica, neanche di diffusione locale, ha dedicato qualche riga al film. Il silenzio mediatico su La grande maratona è un vero mistero, in particolare quando pensiamo che la sua casa di produzione è la Toei Animation! Un colosso dell’industria animata, probabilmente il più importante del Giappone, che ha realizzato anime di successo come Mazinga Z e Capitan Harlock.

Non c’è da sorprendersi, dunque, che la Toei abbia affidato la produzione del film ad uno staff di prim’ordine. Due, in particolare, sono i nomi che spiccano nei credits:

  • il regista Masaaki Osumi, un’importante personalità nell’industria animata del Sol Levante. Il cineasta è noto per aver girato Lupin III: Pilot Film, il primo adattamento animato del ladro gentiluomo, e Il Tulipano Nero, un cartone ambientato al tempo della Rivoluzione Francese e più volte trasmesso in Italia
  • uno dei suoi art director, Satoshi Kon, è allora una giovane promessa del cinema d’animazione. Nel giro di pochi anni diventerà uno dei maggiori maestri di film anime, compianto ancora oggi per la sua prematura morte nel 2010

La loro collaborazione dà vita, a livello grafico, ad una singolare combinazione tra arte classica e canoni dell’animazione giapponese. Mentre le sequenze più movimentate del film, dagli inseguimenti ai combattimenti corpo a corpo, risulteranno familiari per gli appassionati degli anime, un discorso simile non possiamo farlo per i tratti grafici dei protagonisti.

Atom, protagonista di Astro Boy
Atom, protagonista di Astro Boy


I loro corpi sono disegnati secondo un gusto “classico”
, in maniera proporzionata e armoniosa; gli stessi occhi dei personaggi hanno un tocco realistico. Più in linea con la tradizione figurativa “occidentale”, le scelte grafiche di La grande maratona sono però lontane da un influentissima tradizione anime e manga. Ci riferiamo soprattutto al “canone” di Osamu Tezuka, che con il fumetto Astro Boy, è stato il primo a disegnare un personaggio con gli “occhioni” e un corpo dall’aspetto disarmonico (con un naso e una bocca molto piccoli).

Uno stile grafico originale, probabilmente ideato per colpire l’interesse del pubblico europeo e americano. È difficile ipotizzare quanto successo abbia riscontrato l’idea di Osumi e Kon (mancano dati puntuali al riguardo), ma una rapida ricerca in rete dimostra che l’anime ha raggiunto una certa notorietà: al film sono dedicati una pagina Wikipedia sia in lingua inglese che spagnola. Anche blogger del mondo anglosassone hanno scritto post sull’argomento, sostenendo che valga davvero la pena di recuperare il film!

Solo in Italia l’anime ha continuato ad essere coperto dall’oblio informativo, nonostante la pellicola, ad iniziare dalle scelte grafiche, abbia più di una ragione per suscitare un certo interesse nel nostro paese. Un altro motivo di attenzione viene in mente, ad esempio, appena vediamo Melos aggirarsi per Siracusa. Una domanda sorge spontanea: la rappresentazione animata della città quanto è fedele rispetto alla realtà storica?

Ne parlo soprattutto per esperienza personale: quando ho visto gli empori, i palazzi e le strade di Siracusa, ho navigato in rete per rispondere alla mia curiosità! E penso che la stessa cosa possa succedere a chiunque abbia la possibilità di guardare La grande maratona.

 

Conclusioni

 

Il mio auspicio è che altri italiani, magari incuriositi dalla singolare ambientazione storica, abbiano la fortuna di (ri)scoprire il film e parlarne in qualche portale web. In questo modo arricchiremo i motori di ricerca di nuovi contenuti stimolando, al contempo, un nuovo interesse per la Siracusa “greca”. Il tutto avvantaggiandoci del potere di fascinazione dell’animazione giapponese, che ancor oggi conta milioni di appassionati in tutta Italia.

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