Luca Deiana
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Luca Deiana, docente di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Sassari e direttore della Scuola di Specializzazione di Biochimica Clinica dello stesso ateneo, è il responsabile del Progetto AKeA, quasi acronimo di “A Chent’Annos”, a “Cent’Anni”. Quasi perché la C diventa K e sottolinea la forza del principio insito nell’espressione che in Sardegna, dove si deterrebbe il record della lunga vita, è abitualmente usata per augurare un’esistenza secolare.

Professor Deiana, quando e perché è nato il Progetto AKeA?

«Il Progetto AKeA, pensato nel 1996, ha avviato la raccolta dei dati nel 1997 per studiare il fenomeno della longevità nei trecentosettantasette paesi dell’isola poiché qui la percentuale di centenari è più alta che altrove».

Come si svolge l’attività di ricerca?

«Per AKeA lavorano un gruppo di medici, un gruppo di biologi e un gruppo di demografi, che insieme cercano di capire perché in Sardegna molte persone siano così avanti con gli anni. L’indagine, quando è possibile, presuppone un appuntamento con il centenario. All’incontro, che avviene a domicilio, segue la compilazione di una cartella, contenente anche l’indicazione della dieta osservata. Poi, previo consenso, si preleva un campione di sangue e su questo si effettuano le analisi per verificare le condizioni generali di salute. Infine siero, plasma, cellule e DNA, conservato a meno venti gradi centigradi, si archiviano nella biobanca, il cui patrimonio è in continua crescita.
L’attività di ricerca, ovviamente, si estende su base volontaria alle diverse fasce d’età per permettere un corretto raffronto scientifico tra gli elementi riscontrati».

Quanti sono i centenari di cui vi siete occupati?

«Finora, fra viventi e deceduti, abbiamo catalogato oltre duemilatrecento centenari. Tra questi c’è anche Antonio Todde di Tiana, morto nel 2002 a 112 anni e 346 giorni, che all’epoca era l’uomo più vecchio del mondo. Tengo a sottolineare che tutti i numeri da noi diffusi sono rigorosamente certificati».

Qual è il dato più eclatante che avete rilevato nel corso dei vostri studi?

«In Sardegna ci sono circa trecentosettanta centenari. Il dato in questione, il cui valore si mantiene costante nel tempo, è il più emblematico e sta a significare che ogni centomila abitanti sono presenti ventidue persone che hanno raggiunto e spesso superato il secolo di vita. Fra queste si registrano due donne e un uomo. In alcune zone il rapporto è addirittura di uno a uno, mentre nel resto del pianeta è di sette-otto a uno».

Quella della longevità è una questione puramente genetica?

«La componente genetica riveste un’importanza fondamentale, ma occorre tener presente che la longevità è frutto di una selezione naturale e della combinazione di una serie di fattori. Particolare influenza, per esempio, esercitano in tal senso anche l’alimentazione e l’ambiente».

La fama del Progetto AKeA ha varcato da tempo i confini regionali e sembra destinata a crescere anche a livello internazionale…

«La nostra attività non interessa solo i ricercatori locali e, infatti, abbiamo collaborato con il National Institute on Aging del National Institute of Health, nel Maryland, con il Max Planck Institute for Demographic Research, in Germania, e con l’Università di Bologna, con l’Università degli Studi di Padova e con l’Università degli Studi di Napoli Federico II. Inoltre è stato firmato un protocollo tra l’Università degli Studi di Sassari e la Duke University della North Carolina.
Abbiamo ricevuto notevole attenzione anche dai media e hanno parlato di noi riviste come “National Geographic” e “Time” e reti televisive come l’inglese BBC e la sudcoreana KBS. In Italia si sono occupati di AKeA “Corriere della Sera” e “la Repubblica”, tutte le principali televisioni nazionali e trasmissioni come SuperQuark ed Elisir».

Qual è il vostro prossimo obiettivo?

«Ora puntiamo a ottenere il riconoscimento della dieta della longevità da parte dell’UNESCO e stiamo lavorando per trovare i geni e le proteine che concorrono a determinare la lunghezza della vita. A questo proposito stiamo effettuando un’analisi sui cibi autoctoni per comprendere con esattezza quale sia il ruolo svolto dall’alimentazione lungo il percorso che porta al traguardo dei cent’anni».

Professor Deiana, l’augurio di «Mediterranea» può essere solo uno: a chent’annos.

«E pius… E bois a los contare».

Lo spirito, per mandare avanti il Progetto AKeA, è quello giusto. E «Mediterranea» vuole interpretarlo alla lettera.

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