Indebito, con Vinicio Capossela
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La crisi economica che imperversa in Europa doveva toccare anche il Festival del Film di Locarno, prima o poi. Lo ha fatto quest’anno con il film-documentario fuori concorso Indebito di Andrea Segre, presentato in prima mondiale al festival svizzero e girato con tre camere a mano, che si muovono, notturne, tra le taverne storiche e dimenticate di Atene e Salonicco, impregnate di musica e tsipuro, tra le vie buie dai muri coperti di scritte che parlano di tempi difficili, i porti silenziosi e i negozi chiusi per cessata attività.

Scritto dallo stesso Segre e da Vinicio Capossela, Indebito canta la crisi contemporanea della Grecia: lo fa attraverso il “rebetiko”, musica disperata e ribelle, nata proprio durante la vecchia crisi del Ventidue, che segnò la fuga dei greci da Smirne. Con le sue canzoni struggenti ma non senza speranza, questa sorta di “resistenza musicale” ha contribuito a dare forma e sostanza alla Grecia odierna, anche se forse, come dice uno dei protagonisti di questo film, la nuova crisi é ancora troppo leggera rispetto alla vera miseria che stimolò la nascita di questa musica di rabbia e lotta, fatta di racconti suburbani di sopravvivenza umana.

Come un Virgilio del XXI secolo, Vinicio Capossela ci guida munito di un taccuino e del suo baglamatis, specie di piccolo liuto, tra le vie notturne dei mercati e le taverne tradizionali che, pur faticando a restare aperte in epoca di crisi, si confermano baluardo di cultura e socialità, autentico atto di resistenza civile. Portandoci tra i rebetes e la loro musica, Capossela lascia int endere che in fondo, tutti noi siamo un po’ greci: non solo perché, come loro, viviamo la crisi economica con le sue miserie, ma soprattutto perché dobbiamo ricordare cosa sia la Grecia, patria della filosofia e della democrazia, e cosa abbia significato per l’uomo occidentale. Le performance musicali dei rebetes non ci mettono di fronte a una musica di facile ascolto, eppure questo film-documentario riesce a mantenere lo spettatore attento e partecipe grazie a uno sviluppo lineare e a un’alternanza poetica di musica, parole e immagini.

Forse dopo aver visto “Indebito”, non andremo a comprare un cd di rebetiko, ma avremo riscoperto ancora una volta il debito che l’intera civiltà occidentale ha con questo Paese. L’immagine finale di un altare diroccato sulle montagne, tra le cui pietre risuona la musica e la voce struggente di un vecchio barbuto che fa pensare tanto a un dio che ha perduto la via dell’Olimpo, testimonia l’alito di eternità, speranza e dolore che aleggia qui, dove affondano le nostre radici e tutto è iniziato, tanto tempo fa.

Indebito
di Andrea Segre
Italia 2013
Colore 87′

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