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Una realtà urbana degradata. Una squadra speciale anticrimine. La violenza. Il desiderio di giustizia. Di questo parla “Apollo Beat – La serie”, insignita al 62° Taormina Film Festival del Premio World Wide Web/Pasta Garofalo.Un omaggio ai poliziotteschi italiani degli anni settanta, “rievocati in una Sassari vintage dai colori saturi, raccontata attraverso un’azione frenetica che procede a ritmo rock”, come si legge nelle motivazioni della giuria. Un progetto che prende le mosse dalla musica: gli Apollo Beat, infatti, oltre ad essere i protagonisti della serie, sono una band funk-soul-prog-cinematica che riporta in vita le sonorità e le atmosfere delle colonne sonore degli anni settanta. Vedere il gruppo in concerto significa assistere a un vero e proprio spettacolo: i musicisti salgono sul palco in abiti vintage e si presentano al pubblico come sbirri, mentre su schermi appositi viaggiano le immagini di film dell’epoca. Musica e cinema, dunque, vanno di pari passo, e sono alla base della web serie, di cui è disponibile online la puntata pilota. “Bentornati a casa”, recita il titolo, perché la squadra speciale, composta – come da copione – da quattro poliziotti sui generis, fa ritorno a Sassari, nel 1974, dopo una trasferta nella Milano degli anni di piombo.

apollo beat_la serie 1Ritroviamo, in questo primo episodio, le caratteristiche tipiche dei poliziotteschi italiani, risposta nostrana al poliziesco americano. Ci sono inseguimenti, cadaveri, pestaggi, un pizzico di ironia, e quella dedizione al lavoro che solo i poliziotti/vendicatori conoscono. Perché “la lotta alla delinquenza diventa sempre un fatto personale”, come ben ci insegna Franco Martinelli in “Roma violenta”. Sulla scia dei film diretti da Umberto Lenzi e Fernando di Leo, solo per citarne alcuni, l’azione ha un ritmo incalzante, sostenuta dalla colonna sonora originale, firmata ovviamente Apollo Beat. La camera inquadra i luoghi, angoli della città turritana che sembrano essersi fermati nel tempo, e insiste spesso sui dettagli dei volti, iniziando a delineare le identità dei personaggi.

apollo beat

Un ottimo inizio per la web serie made in Sassari, di cui si prevedono, per questa prima stagione, dai sei ai dieci episodi. A onor di cronaca è necessario sottolineare che il progetto è interamente autoprodotto, e che nasce dall’incontro e dalla collaborazione tra la band e il regista e videomaker Michele Gagliani. Un lavoro di squadra, è proprio il caso di dirlo. Soggetto e sceneggiatura sono frutto di una scrittura a più mani, dello stesso regista, del giornalista Francesco Bellu e di Giuseppe Bulla, frontman della band. Il montaggio è di Michele Gagliani e di Diego Ganga, bassista degli Apollo e graphic designer. Ganga si è occupato anche della post-produzione e del color grading, e a lui è affidato l’intero concept grafico degli Apollo Beat. Senza dimenticare le scenografie di Diego Moretti e i costumi di Claudia Spina e Da Dha Second Hand. Un insieme di saperi e competenze per un prodotto di alta qualità, che ben onora gli originali dell’epoca.

Non ci resta altro che aspettare il seguito della serie, per scoprire le storie dei nostri superpoliziotti, che, neanche a dirlo, girano sull’Alfa Romeo Giulia, immancabile icona del cinema poliziottesco.

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