Decrescita
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Decrescere”, adesso si può. Siamo abituati a immaginare il mondo, come in preda a una continua e spropositata evoluzione, a una progressione eterna, instancabile. Siamo abituati cosi, perché ci hanno abituato cosi, noi uomini e donne del 20 secolo, ma ormai, possiamo dire con certezza, che l’idea del progresso come unico e principale obiettivo di una società intera, e l’illusione del Pil come unico produttore di benessere non convince più.

Sembra prendere forma negli individui, una nuova consapevolezza, derivante dal desiderio e dalla necessità di cercare un altro tipo di star bene, più reale, e soprattutto non strettamente legato al mondo dei consumi e delle merci. Questa nuova consapevolezza, che in Italia si chiama “movimento per la decrescita felice”, segue nuove e rivoluzionarie linee di pensiero, che vanno a scontrarsi con tutte le verità apparentemente intoccabili esistite fino ad ora: il progredire dell’uomo, il suo continuo svilupparsi, l’andare sempre solo in avanti, il crescere senza regole ne controllo.

Deve, dovrà, il prima possibile, incontrare una sua fine, e la deve incontrare cambiando senso di marcia, cominciando cioè a seguire la linea della “decrescita”, ripensando e reinventando modi di stare al mondo. Questo lo spirito da cui nasce il movimento che trova il suo “manifesto” nel libro il “ Movimento per la decrescita felice” di Maurizio Pallante, fondatore stesso del movimento. Proviamo un secondo a voltarci indietro, e a osservare gli ultimi venti anni che abbiamo vissuto, cosa vediamo? Vediamo un vorticoso protagonismo del progresso, tecnologico, scientifico, produttivo, un progresso esasperato, senza precedenti per la storia dell’essere umano. E dopo aver toccato cosi in alto la vetta della crescita negli ultimi venti anni, torniamo ai giorni nostri, ed ecco davanti a noi, al principio del 21esimo secolo, l’avvicinarsi del mondo del progresso continuo alla sua fine, e il suo creatore, l’uomo moderno, sprofondare passivamente in un’infelicità inconsapevole, con un clima che chiede e esige rispetto sempre più a gran voce. Un divario tra parti del mondo ormai apparentemente incolmabile, un anidride carbonica nell’aria che ha toccato il livello massimo nella storia dell’esistenza umana, e attese ripercussioni future che non sappiamo ancora quali possano essere, quali saranno, e che effetti distruttivi potranno avere.

”Il movimento per la decrescita felice”, è un modo nuovo di reagire alla silenziosa passività della modernità, rispondendo con una ripresa di tradizioni e usi passati, fatti rivivere in chiave moderna, attraverso anche la riconquista di un rapporto vero con la natura e il tempo. L’idea del saper fare, ripresa dalle antiche tradizioni delle generazioni passate, insieme alla nascita di una nuova etica del bene comune, si sta espandendo sempre di più in tutta Italia attraverso l’apertura di circoli territoriali che ormai percorrono tutta la penisola dal Nord est fino al sud. Gli appassionati del movimento auto-producono di tutto, dai detersivi bio-allegri, ai deodoranti fatti in casa, ai saponi, tutto quello che è possibile fare con le proprie mani viene fatto, e li dove sembra non si possa fare, si trova un modo, un modo di saper fare.

Il movimento propone anche un cambiamento radicale di vocabolario, ”lo sviluppo sostenibile è un ossimoro, perché lo sviluppo è di per se insostenibile e la sostenibilità prevede l’abolizione dello sviluppo”. Si parla di un mondo dove la merce non è più merce, ma è un bene, lo scambio segue la logica del dono, tutto cambia radicalmente, e ogni cosa riacquista il valore intrinseco che sembrava aver perduto. E ancora, diminuzione dell’impronta ecologica dell’uomo, ricerca dello star bene reale, rispetto di tutti gli esseri viventi, pratica di gesti semplici e genuini, che nuovi o antichi che siano, danno la possibilità di riscoprire capacità che sembravano ormai perdute, come la possibilità dell’autosufficienza. Attraverso internet, il mezzo più moderno che esiste, ci si scambiano idee, foto, racconti, ricette, informazioni, consigli e storie. Ma la ricetta più importante, quella basilare è proprio questa, il tornare al passato per riprenderlo e riviverlo alla luce del presente e della modernità.

Gli uomini e le donne che “decrescono”, non tornano semplicemente indietro, ma decidono di riprendere il buono di quello che hanno abbandonato non seguendo solo necessità di consumo, ma i loro bisogni e le loro reali necessità di vita.

www.decrescitafelice.it

www.terranauta.it

www.unisf.it

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