Movimento Artistico Mediterraneo
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Il Mar Mediterraneo è sempre stato un crocevia di culture, influenzate da innumerevoli invasioni e migrazioni: potremo probabilmente perderci se ci soffermassimo su quanto abbondante può essere il suo patrimonio artistico, in quanto esso è culla di popoli antichissimi. Ciascun paese ha subito delle influenze che cambiano notevolmente da zona a zona.

Se pensiamo che paesi come la Libia e l’Egitto sono così artisticamente diversi dal nostro, pur essendo, oltre il mare, molto vicini a noi, ci accorgiamo di quanto sia impossibile classificare l’arte che si sviluppa nei paesi e nelle isole bagnati dalle sue acque.
La sua posizione richiama alla mente le civiltà più prosperose e conosciute del mondo, che hanno reso vera e propria arte la propria cultura e l’hanno estesa in tutto il mondo, pensiamo ad esempio all’arte fenicia, l’arte greca o l’arte iberica, o a quella africana. I loro manufatti hanno girato il mondo poiché di gran bellezza e valore economico-culturale ed hanno affascinato molti artisti in tutte le fasi della storia dell’arte fino ad oggi: pensiamo ad esempio alle maschere africane che influenzarono Picasso, o le imponenti architetture della Grecia che ossessionarono i lavori di De Chirico. Potrebbe essere un elenco infinito.
É importante osservare, quindi, come il Mar Mediterraneo offra tuttora agli artisti continui spunti d’ispirazione per le loro opere, interpretando il loro sentimento di appartenenza in modo attuale e innovativo.

Sulle proprie origini ha fatto forza un gruppo che ha nome “Movimento Artistico Mediterraneo”, che, nato nel 1993 e ufficializzato nel 2000, ha sottolineato il legame fortissimo tra l’arte ed il proprio luogo di appartenenza geografica, ed ovviamente ciò che a questo è connesso.

I principali esponenti del movimento, Giorgio Laveri e Patrick Moya, hanno spiegato con un Manifesto ufficiale le linee guida del movimento, che ovviamente non sono degli standard univoci, ma rispecchiano a livello teorico cosa sia l’Arte Mediterranea e cosa rappresenta.
Evidenzia i presupposti della “mediterraneità”, ossia la principale fonte di ispirazione dell’artista mediterraneo, ispirazione che nasce a contatto del sole caldo e del mare, ma anche della cultura e della storia. “Mediterraneità contiene la luce e le ombre così definite delle isole della Grecia, il sole e la calura delle aree del Maghreb, fino alle radici della storia dell’uomo che si collocano nell’area mediorientale, con tutta la carica passionale e religiosa tipica queste zone”.

Non a caso il movimento si sviluppa essenzialmente lungo l’asse geografico Vallauris-Albisola, una zona che ha visto nascere alcuni movimenti artistici nel primo Novecento, e nella quale sia Picasso che Fontana avevano operato.
Nel Manifesto del Movimento è ben chiaro quali siano i suoi principali obiettivi: comunicare dinamismo attraverso l’arte, nel senso di approfittare delle molteplici influenze che la posizione geografica dell’asse operativo offre senza mai perdere la caratteristiche che lo specificano.
È un movimento che usufruisce delle più disparate tecniche artistiche, a partire dal cinema, tanto caro a Laveri, alle performance, alla più tradizionale arte figurativa e in particolare ceramica, importante prodotto mediterraneo, soprattutto della zona in questione, da tempi lontani.

Giorgio Laveri ha alle spalle numerose esperienze nel mondo del teatro e del cinema, che ha poi pensato di integrare con ricerche pittoriche su tela e ceramica, per giungere allo studio delle relazioni tra le discipline artistiche, fino alla realizzazione della mostra itinerante Cineceramica.
Laveri perfeziona la tecnica di unione di Cinematografia e Ceramica negli anni successivi con numerose mostre sia in Italia che all’estero, nelle quali cercava di riprodurre le icone cinematografiche, come i rullini fotografici e le pellicole. Ricerca la mediterraneità attraverso un consapevole modo di gestire i materiali, le luci ed i colori.
Patrick Moya esprime invece la sua mediterraneità attraverso l’uso del colore forte, talvolta con una grafica quasi fumettistica, e dell’incisività comunicativa, infatti il suo cognome appare sovente nelle sue opere, sottolineando la filosofia del Movimento Mediterraneo che vede l’artista come principale opera d’arte.

Nella pittura e scultura di Moya troviamo forti richiami alla religione ed alla Bibbia, un’altra forte componente della cultura mediterranea, che però viene vista dall’artista in modo molto personale ed immaginativo.
É possibile osservare i lavori del gruppo sul sito ufficiale www.artemediterranea.com, in cui sono trattate diverse sezioni permettono di approfondire eventuali curiosità, e meglio focalizzano sul concetto di mediterraneità di tutti gli artisti, attraverso l’opportunità di consultare articoli di giornali pubblicati in passato, interviste, gallerie di immagini e fotografie. I siti personali degli artisti offrono un’ottima risorsa per scoprire maggiori dettagli su di loro, inoltre sulla cronologia delle mostre e sulle biografie complete, in particolare giorgiolaveri.com.

Se si ha voglia di cimentarsi con la lingua francese, e di visitare un sito eccezionalmente eclettico per colori, contenuti e tipologia d’opere d’arte, non ci si può perdere lo spazio virtuale ufficiale di Moya, moyacircus.com, che già per la denominazione suscita un po’ di curiosità.

Le opere di entrambi gli artisti ben rappresentano quanti e quali siano i modi di interpretare oggi la mediterraneità, senza cadere nello scontato e abbandonando gli schemi convenzionali dell’arte, plasmandola e compenetrandola di discipline molto diverse tra loro, ma prestando sempre attenzione ai valori ed alle origini che talvolta tendiamo a dimenticare o a sottovalutare.
E sicuramente tutto questo continua ad arricchire il lungo filone dell’arte mediterranea proiettandola verso un futuro che guarda all’innovazione, non più all’estetica del bello-ad-ogni-costo.

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