Elio e le Storie Tese
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L’exploit è avvenuto a Sanremo 1996: Elio e le storie tese sfiorano la clamorosa vittoria con una canzone, La terra dei cachi, che si fa beffe dei sempiterni vizi di noi italiani1. Con quella mancata vittoria, la musica demenziale italiana giunge all’apice della sua storia. Una storia lunghissima e condita di musicisti sapienti e di testi assurdamente geniali, nata in tempi “preistorici” e giunta fino a noi con un carico di brani notevoli.

Dobbiamo a Roberto “Freak” Antony, leader degli Skiantos (fra gli iniziatori del genere)2, l’espressione “rock demenziale”; a questo proposito, è utile leggere le sue parole, tratte dal suo libro “Badilate di cultura”: “.. il demenziale, inteso come genere comico artistico, è un cocktail di pseudofuturismo, dada, goliardia, improvvisazione, animazione pirotecnica, provocazione con ironia d’avanspettacolo, poesia surreale soprattutto cretina …Il demenziale non deve convincere nessuno: non è un partito politico, non è un’avanguardia da passare al vaglio di valutazioni critiche, non è un’ideologia, e nemmeno una fede o una religione ..”.
Il rock demenziale aveva alle spalle notevoli esperienze di musica umoristica, da Enzo Jannacci a Cochi e Renato, dal Gaber più sarcastico a Ettore Petrolini, per finire a veri e propri pionieri della canzone demenziale come Clem Sacco (autore dell’indimenticabile “Baciami la vena varicosa”) e Riz Samaritano. La comicità in musica, in tutte le sue sfumature, aveva quindi radici ben piantate da anni. Oggi il gruppo più conosciuto nel genere è indubbiamente quello guidato da Stefano Belisari, in arte Elio: gli Elio e le storie tese, gli EELST, gli Elii, che “se non fossero stati il gruppo che sono sarebbero stati i Litfiba”, come argutamente fa notare Faso, bassista del gruppo.

Musicisti eccellenti, il gruppo nasce nel 1980 a Milano, facendosi via via conoscere da una fetta di pubblico sempre più grande grazie alle loro esibizioni impertinenti e geniali, sorrette oltretutto da una solida preparazione musicale. Nel 1990 il primo tour nazionale, nel 1996 la straordinaria partecipazione a Sanremo, con un secondo posto a dir poco sorprendente visto e considerato lo standard medio della canzone e del pubblico sanremese, poi il Best Italian Act negli Mtv awards del 1999.

C’è da chiarire che gli “Elii” non hanno mai amato essere definiti un gruppo di “rock demenziale”: in effetti, comprimere l’eclettismo della band milanese in una formula così riduttiva è un errore grossolano3. La grande conoscenza della musica ha portato i membri del gruppo a sperimentare differenti forme musicali anche in progetti esterni, il più noto dei quali è quello di Elio con i tenori di Neoneli. Gli Eelst sono solo la punta dell’iceberg di un “genere” – definiamolo così per comodità- che conosce un nugolo consistente di band e artisti solisti in tutta la penisola: dai Gem boy di Bologna ai Latte e i suoi derivati, i cui frontman sono Lillo e Greg, dai Powerillusi al siciliano Sergio Friscia, dalla romana Gnometto Band ai “porno metal” Profilax.

Naturalmente, accostare fra loro gruppi e artisti così diversi fra loro, nella proposta artistica e negli esiti, è una forzatura: c’è chi si dedica alle sole parodie così come c’è chi si diverte a riempire i propri testi di allusioni sessuali, c’è invece chi si è impadronito abilmente di tutti gli strumenti del comico e li sa utilizzare con sapienza (calembour, satira sociale, ironia, sarcasmo, gag e linguaggio scurrile…). Sul sito www.happymusic.it si trova un elenco infinito di artisti, nei quali trovano spazio anche nomi alquanto imprevedibili come quello di Domenico Modugno: in tanti hanno condito di umorismo, magari occasionale, la propria musica.
Da segnalare anche l’iniziativa del Festival di Sanscemo, nato nel 1990 in opposizione al più noto festival di Sanremo, che ha avuto come i protagonisti nomi celebri della comicità nostrana, fra cui i già citati Lillo e Greg e Dario Vergassola. Ma, come si è detto in apertura, le incursioni nel festival dei fiori hanno portato risultati più che lusinghieri: oltre alla quasi-vittoria del 1996, nel 2008 hanno presentato il “Largo al Factotum”, tratto dal Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, un’esibizione splendida che ha fatto arrossire le ben più scialbe prestazioni degli artisti “seri” in gara.


[1] O vinsero? http://archiviostorico.corriere.it/1996/novembre/13/Sanremo_truccato_Non_Ron_piu_co_0_9611134961.shtml

[2] Il gruppo bolognese, nato nel 1975 e ancora in attività, era protagonista di concerti provocatori e irriverenti. Memorabile il motto “Largo all’avanguardia, pubblico di merda!”, contenuta nell’Lp MONOtono del 1978.

[3] In un’intervista non recentissima Faso ha detto: “Io non voglio parlar male degli Skiantos … però a me non piacciono! Dico senza vergogna che non mi piacciono anche se gli riconosco di essere stati i capostipiti di questa idea di fare il testo strano o spiritoso, ma con Elio e le Storie Tese non hanno niente a che fare”. (http://www.forla.net/monociglione/faso_in.htm)

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