Cyber Cafe
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[Nel momento stesso in cui i turisti prendono il calesse per andare ad ammirare gli incantatori di serpenti a Jama’ al-fna… Gli abitanti di Marrakech…Sembrano essere completamente ammaliati dalla magica idea di comunicare con il mondo intero e si precipitano negli Internet Cafè per navigare nella rete.]

[Bisogna segnalarlo ai turisti che vengono a Marrakech per tuffarsi negli arcaismi: avrebbero solo da guadagnare se immaginassero una realtà multiforme…Visitare Marrakech concedendo ai suoi abitanti la libertà di navigare nel tempo e di proiettarsi contemporaneamente nel virtuale arricchirebbe il turista, sia quello nazionale che quello internazionale].

[…Senza la libreria Hassoune, continuereste ad andare in cerca degli incantatori di serpenti invece di cercare di capire la rivoluzione tecnologica che la città sta vivendo. Una rivoluzione pacifica, che non attira per nulla l’attenzione dei media perché i giovani implicati non sono violenti. L’unico loro sogno è imparare le lingue per comunicare con il mondo intero.]

[…Le televisioni sono troppo occupate a cercare i terroristi, gli unici personaggi che delle telecamere intrappolate nel proprio razzismo trovano fotogenici. Ma proprio perché i media sono innamorati della violenza e del sangue, bisogna fare uno sforzo per connettersi alla gente pacifica che sogna soltanto cose banali…La gente pacifica è banale, questo spiega perché per i media sia così difficile scovarla.]1

Jahd Madanì. Sforzo civico. Quando si parte e si decide di visitare un Paese Nordafricano, in questo caso il Marocco, bisogna mettersi in sintonia con i grandi cambiamenti, silenziosi e sorprendenti, di quella che possiamo definire una completa rivoluzione sociale e tecnologica.

Un Paese in continua evoluzione ed in perenne fibrillazione, stretto tra vecchie povertà e nuovi interessanti sviluppi partecipativi.

Per capire i quali bisogna compiere un viaggio culturale e virtuale, entrando in libreria, consultando riviste online estremamente diffuse soprattutto nell’universo giovanile e attraverso la frequentazione di una fitta rete di internet point e di cyber café, magari proprio vicino ai luoghi da cartolina, quelli che ti propinano le agenzie di viaggio, quelli che immaginano e dipingono il Marocco e i marocchini un popolo esotico e diverso sotto vari punti di vista.

Facciamo questo sforzo, dunque, e seguiamo i consigli di Fatema Mernissi2, cercando di analizzare cosa sta avvenendo in questo Paese, minimizzando una volta tanto le bellissime caratteristiche artistiche, folkloristiche ed architettoniche e concentriamoci sulla grande attività di cooperazione che riguarda la società civile.

Un mondo variegato composto da professionisti quali insegnanti, librai, tecnici ma soprattutto da gente comune, contadini, artigiani, tessitori, “ingegnosi” (sono loro i veri protagonisti di questo cambiamento) costituitisi in associazioni oppure in organizzazioni non governative, tutti accomunati da un’idea di base rappresentata dalla solidarietà e dallo sviluppo civile e culturale delle aree periferiche e impervie del Paese, da sempre abbandonate dalla politica “di preminenza cittadina” dello Stato centrale.

Succede così che leggendo libri, sfogliando virtualmente riviste sugli annunci dell’e-work, sulle leggi dell’e-commerce o sul corretto funzionamento dell’e-mail o di Explorer, frequentando i luoghi dell’incontro moderno come i cyber café, teatro di una vera e propria rivoluzione dei costumi e spingendosi sin nelle zone montagnose e desertiche del Sud del Marocco, ci si immerge immediatamente in una sorta di senso solidale e collaborativo, una sensazione concreta di aiuto reciproco divenuta merce rara in Occidente e in via di estinzione anche nelle grandi metropoli quali Casablanca e Rabat.

La spinta che è nata proviene dal basso, da quel Sud che soffre ancora di una notevole disparità economica con il Nord, ma che ha visto costituirsi un forte legame civico di sviluppo.

Jamila Hassoune, libraia di Marrakech, è una di quelle rappresentanti dell’ingegno marrakshia3 che hanno ideato, con coraggio e dedizione, spazi vitali e comunicativi in grado di arricchire, colmandolo, questo gap attraverso la creazione e l’istituzione di esposizioni librarie nei villaggi della campagna, della montagna e del deserto, laddove non ci sono scuole o comunque il livello di istruzione è carente.

Ha creato a partire dalla fine degli anni ’90 un movimento permanente dalla città alla campagna, detto Carovana Civica, attorno al quale ruotano diverse persone, da lei sensibilizzate, prevalentemente docenti e professionisti tecnici provenienti dalla città e insieme ai quali è possibile focalizzare l’attenzione sui macro problemi che circondano queste zone, perché l’esposizione dei volumi acconsente e stimola l’avvicinamento e la curiosità della gente, che ne capisce la bontà e prendendo fiducia conversa delle loro questioni, di problemi che riguardano la situazione di svantaggio territoriale oppure di diritti negati, il che ha permesso di svolgere workshop tematici su varie problematiche.

Tra gli esponenti della cultura cittadina calamitati in questo universo sicuramente quella che ha contribuito in maniera decisa alla sua divulgazione è stata la già citata scrittrice e docente Fatema Mernissi, che ha ideato lo stesso termine di Carovana Civica.

La cultura, ancora una volta, permette quindi di esplorare e di portare, attraverso questi viaggi itineranti, ventagli di libertà che permettono di ascoltare e ampliare questioni, desideri, drammi, vocazioni.

Jamila è una donna caparbia, ha insistito per diversi anni su concetti ed attività sconosciuti nel Paese ed ha resistito alle difficoltà di un progetto originale e apparso magari una perdita di tempo e denaro, d’altronde in questo caso trovo davvero realista un detto che dice “Tutto il mondo è paese”, perché quando affronti o proponi nuove progettualità, quando cerchi di cambiare le cose proponendole in maniera originale, vieni spessevolte dipinto una persona diversa e strana da qualche arrivista benpensante o da qualcuno che non comprende il senso autentico e sincero del tuo agire.

Negli ultimi anni si è interessata anche allo sviluppo e alla diffusione di internet tra i giovani e del cambiamento intercorso nelle nuove generazioni con particolare riguardo al rapporto con l’internet point ed il cyber café; in quei luoghi infatti ci sono giovani che si incontrano e le famiglie ne permettono la frequentazione fino a tardi, anche alle ragazze. Ovviamente ciò favorisce la socializzazione tra i due sessi, perché oltre alla mera navigazione, queste persone parlano e si scambiano informazioni ed esperienze attivando un meccanismo di dialogo tra sessi che mai si era visto in questo Paese.

“Ho condotto un’inchiesta su questo rapporto nel 2003”, mi spiega proprio Jamila alla quale avevo posto nei giorni scorsi alcune questioni, “il fatto più importante è che questi luoghi in realtà sono speciali e “democratici”, puoi trovare ragazze e ragazzi che conversano, chattano e navigano fino a tarda ora; questi spazi sono aperti a tutte le classi sociali, infatti puoi incontrare il povero, il ricco, l’anziano, lo studente, il professore, l’artigiano, il giornalista, ognuno con le sue storie e particolarità, ci sono ad esempio padri o madri di famiglia che utilizzano skype per parlare con i loro figli che si trovano all’estero, insomma l’atmosfera che si respira è al contempo sociale ma anche culturale, ognuno aspetta il proprio turno diligentemente e intanto conversa con chi è in attesa”.

Ritieni che l’utilizzo della rete, nell’ambito delle attività della Carovana, possa avvicinare i giovani delle aree cittadine e rurali, favorendone l’aspetto relazionale?

“Certamente, l’utilizzo di internet ha potuto creare un network permanente ed un forum di discussione tra le persone, che forniscono progettualità e danno il loro contributo, l’ultima Carovana ad esempio si è svolta in un’oasi, stiamo preparando tutti gli articoli per aggiornare il sito entro il mese di Agosto, i giovani di quei luoghi ci contattano per e-mail dando il via ad una catena comunicativa, perché avendo la possibilità di navigare possono sottoporre le loro questioni ai giovani cittadini”.

Consultando il tuo website, affermi di aver creato uno spazio mobile e culturale; quale è allora il ruolo di internet in questo contesto?

“La creazione di uno spazio mobile culturale all’interno della Carovana è certamente un’area di discussione e di scambio, ma come ripeto spesso il ruolo di internet ha decisamente facilitato la comunicazione e la diffusione delle attività proprio perché si è in contatto con tante persone che si interessano in tutte le parti del mondo…Sarebbe difficile telefonare a tutti! Internet ci permette questo fenomeno di mediatizzazione informatica, se una persona casualmente digita su google il mio nome o quello della Caravane du livre, o ancora del Club du Livre et du Lecture, ecco che entra immediatamente in contatto con le nostre azioni e se fosse interessato, potrebbe contattarci presentando consigli e unendosi a noi”.

Attualmente quale è la situazione della diffusione delle linee internet nel Paese? Esiste ancora una sostanziale differenza tra la città ed il piccolo villaggio di periferia? Che sforzi sta facendo l’esecutivo per porre rimedio a ciò e quale è il ruolo, si direbbe molto più importante e coinvolgente della società civile?

“Certamente esiste ancora una questione legata alla “fosse” tra il Nord ed il Sud del Paese, così come tra la città ed il piccolo villaggio periferico; oggi possiamo definire completa la copertura delle linee internet in città grazie all’apertura degli spazi cyber café, nei piccoli paesi invece ciò non è ancora assicurato totalmente e spesso ci sono problemi legati alla connessione; il governo marocchino sta facendo comunque degli sforzi per cercare di colmare tali lacune ed avvicinare sempre più l’accesso alle nuove tecnologie.

Allo stesso tempo è la società civile quella che concretamente si interessa a diffondere queste novità osservando attentamente gli avvenimenti ed i problemi della città e soprattutto nei piccoli villaggi lo sviluppo di internet può essere uno dei mezzi di comunicazione più importanti per diminuire questa “fosse” e fornire a tutti gli abitanti le medesime opportunità informative mettendo a loro disposizione gli strumenti per acquisire competenze”.

[Ma ancora più sorprendente…E’ il successo folle di Dalìl al-Internet, un giornale grigiastro di modesto aspetto che si presenta come il primo quindicinale marocchino sulla rete e si vende a 5 dirham (0,5 euro). A volte tira fino a 15.000 copie].

[…Visitare le librerie per sfogliare Dalìl al-Internet è un’esperienza che vale la pena di fare].4

Prendo ancora spunto dal libro di Fatema Mernissi per domandare a Jamila dell’importanza e della diffusione di questo giornale, che sembra stia letteralmente spopolando tra i giovani marocchini: leggendo Karawan si parla di Dalìl al-Internet5, una rivista molto conosciuta dal pubblico giovanile. E’ vero che si può considerare una rivista pedagogica e didattica?

“Assolutamente sì, è vero che questa rivista è estremamente conosciuta dai giovani ed utilizzata come una vera e propria unità didattica, in quanto è fatta da insegnanti”.

La redazione della rivista è formata infatti da tre insegnanti di Agadir e da un professore dell’Università di Marrakech; probabilmente il successo di questo quindicinale è dovuto al fatto che concretizza alcuni dei desideri dei giovani, come reperire un lavoro, imparare da autodidatti le lingue straniere, in particolare l’inglese e i segreti del funzionamento di un computer.

La gente banale, insomma, quella che non fa notizia, vuole sapere e conoscere per comunicare con gli altri, aprire le proprie porte e condividerle insieme; questo sogna la gente di Marrakech, questo sogna la gioventù di un Paese che, esasperato e definito troppo spesso “europeisticamente” cellula di malaffare e regno di variegati esotismi, vira decisamente al virtuale e scopre la voglia di socializzare e comunicare in maniera solidale e creativa.

Questo può essere definito altresì un tentativo per cercare di limitare la massiccia emigrazione verso l’Europa da parte di quei membri della società civile, come Jamila Hassoune, che cercano di costruire solide basi e futuri sostenibili.

 


 

[1] Fatema Mernissi, “Karawan – dal deserto al web”, Giunti editore, 2004.

[2] Scrittrice di fama internazionale, nata a Fez, insegna sociologia all’Università Muhammad V di Rabat, in Marocco. Attenta osservatrice dei cambiamenti in atto nella società marocchina contemporanea e dei rapporti tra Europa e mondo Arabo, ha scritto numerosi romanzi, tra i quali ricordiamo Le donne del Profeta (1992), Le sultane dimenticate (1992), Chahrazad non è marocchina (1993), La terrazza proibita (1996), L’harem e l’occidente (2000), Islam e democrazia (2002). E’ fondatrice, assieme a Jamila Hassoune, della Carovana Civica.

[3] Così si definiscono gli abitanti di Marrakech

[4] Fatema Mernissi, opera cit.

[5] Tradotto dall’arabo significa letteralmente “Guida di Internet”

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