Carmen Consoli a Cagliari
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Cagliari (ITALIA)

C’è stato il tutto esaurito nel più grande teatro della città per il concerto di Carmen Consoli, evento quanto mai raro per un’artista pop nel tempio della lirica. All’evento invernale ha partecipato un pubblico eterogeneo, per età e stile. Dai 50 ai 16 anni, signore e signori eleganti e ragazzi dalla cresta blu, tutti insieme per ascoltare le note della cantantessa siciliana, una delle voci più importanti della scena musicale italiana.

Concerto acustico, accompagnata da Massimo Roccaforte alla chitarra, Santi Pulvirenti, chitarra, Puccio Panettieri alla batteria, Marco Siniscalco al contrabbasso, e un quartetto d’archi. Il palco del lirico di Cagliari arriva dopo un tour internazionale, che ha compreso molte tappe negli Stati Uniti ed Europa. In Sardegna le serate sono state organizzate da Sardegna Concerti con le Ragazze Terribili e l’Associazione Agorà al Teatro Lirico di Cagliari; al Teatro Tonio Dei di Lanusei; a Sassari, al Teatro Verdi, appuntamento quest’ultimo inserito nel Festival Abbabula.

Elettra, è il tour che presenta la sua ultima fatica, titolo che prende dalla tradizione greca, la più feconda per la nostra cultura mediterranea. Evidentemente nella storia e nelle tragedie greche si trovano ancora spunti per descrivere il presente. Evidentemente c’è bisogno di trovare dei punti fermi, di guardare alla storia, alla continuità che in qualche modo rappresenta la figura di Elettra. La figura di Elettra ha ispirato tantissime opere letterarie, tragedie greche, opere antiche e moderne. Il mito di Elettra è usato in psicoanalisi, sarebbe il complesso di Edipo al femminile. Corsi e ricorsi della storia, direbbe Vico.

Il dieci brani del disco, tutti inediti, si snodano tra ballad romantiche, rock, atmosfere dei Balcani e del Nord Europa, sudamericane, ma soprattutto mediterranee e siciliane.

Il disco parla di molte cose. Dello stupro all’interno della propria famiglia (Mio zio), avvenimento per niente raro, visto che rappresenta la percentuale più alta delle violenze subite. Si ascoltano musiche raffinate, una ricerca melodica e stilistica affascinante, o impreziosite da ospiti prestigiosi come Franco Battiato nel brano Marie ti amiamo che si muove sulle radici linguistiche comuni: arabe, francesi e italiane. Si parla di solitudine, di chi sta alla finestra a guardare quello che succede, senza però mai rischiare di vivere una vita propria. Si parla di donne e di amore.

Così descrive lei la sua opera: “Scegliere il nome di una donna come titolo di un album significa rivolgerle una richiesta precisa, simile all’invocazione delle muse nei poemi classici, affinché si faccia avanti per raccontarci la sua storia. Se Elettra decidesse ad un tratto, senza alcun preavviso, di arrivare fino a noi, concedendosi un viaggio nei nostri poco confortevoli giorni, che cosa avrebbe da dirci? Lei che è stata protagonista assoluta dei sogni dei più grandi drammaturghi greci, Sofocle, Euripide ed Eschilo. Passata in punta di piedi attraverso le sale d’attesa della psicanalisi moderna e le teorie di Jung che la misero sul lettino accanto al suo fratello Edipo. Una figura del genere, al tempo stesso prefigurazione e compimento di idee sempre nuove, che abiti sceglierebbe di indossare? Quale messaggio ci affiderebbe? Elettra potrebbe essere la prostituta protagonista di una canzone. Donna dunque e mestierante. Attrice del sesso a pagamento. Oscar Wilde diceva che è sufficiente dare una maschera ad un uomo affinché egli ci dica la verità. Nel caso di Elettra basterà la “cipria abusata nella penombra” mentre negli occhi riverberano i “bagliori della strada”.

Si, l’universo femminile è per Carmen Consoli un mondo da scoprire e descrivere nel bene e nel male. La donna “bottana”, la donna oggetto, la donna coraggiosa, la donna esclusa, la donna forte, la donna violentata in tutti i sensi. Come nel disco precedente “Eva conto eva”, la donna è la sostanza del suo lavoro, la sua ispirazione.

Da un po di tempo la sua musica si avvicina alle sonorità mediterranee, Sicilia in primis, con la sua ricchissima produzione tradizionale, ma anche l’Africa con la partecipazione in “Eva contro eva” della cantante africana… nel pezzo Terra, bellissimo affresco di come potrebbe essere la convivenza tra culture quando si uniscono in questo modo sublime. Le culture non vanno mescolate ad arte, si arricchiscono naturalmente. Le culture diverse devono continuar ad esserlo e difendere anzi la propria diversità.
Ma ci sono dei punti di contatto, degli spazi neutri dove potersi incontrare, dove fare in modo che due culture che si uniscono siano una ricchezza più grande per tutti, come nel caso dell’arte. Partecipare è come costruire insieme, e Carmen Consoli partecipa moltissimo. Condivide la sua musica con tanti artisti, a volte anche diversi da lei, come Elisa e il maestro Franco Battiato tanto per rimanere in Italia. La Consoli canta in italiano, siciliano, francese, inglese e canta con un suono tutto suo, l’uso che fa della sua voce ormai è di dominio pubblico, ripreso e adoperato da diversi altri cantanti italiani.

Ha inventato uno stile, un modo di cantare che è già di per se un traguardo. Ma Carmen Consoli sperimenta, si trasforma, apre a diverse interpretazioni. Poi torna indietro alla tradizione della musica italiana, poi ancora a quella americana per poi approdare ai dolci lidi della sua isola.
Forse l’ultimo lavoro non raggiunge la qualità del precedente, a mio parere sicuramente più interessante dal punto di vista della sperimentazione e della buona riuscita delle melodie musicali. Elettra, affronta temi già sviscerati, ma difficilmente potrebbe essere il contrario. La prostituzione è un antico mestiere, prevalentemente praticato dalle donne, ma occupa vari gusti sessuali. La prostituzione intesa forse anche come metafora dello scambio di favori… prostituirsi in cambio di un lavoro, un carriera, un’apparizione in tv, una candidatura alle elezioni. Forse la figura della donna è in questo periodo così maltrattata da alcune, che c’è forse bisogno di sottolineare e mettere dei limiti. Se questo era l’intento, arriva però solo un lieve rumore, troppo silenzioso.

Tornando all’esibizione live, possiamo dire che è stata una grande serata. Si notava una leggera tristezza e malinconia nella parte iniziale, nella voce più pesante del solito. Forse perché era il primo concerto in Sardegna dopo l’incidente mortale del bassista del gruppo, avvenuto dopo un concerto all’Anfiteatro di Cagliari.
Ma dopo le prime canzoni il palco ha preso vita nuova: lo slancio e la passione che conosciamo.
Il pubblico ha risposto senza indugi ai richiami, ha applaudito con generosità i pezzi nuovi e quelli storici, addirittura del primo album da cui ci dividono 20 anni: Amore di plastica, cantata in acustico nel bis che la cantante ha concesso al pubblico sardo che mai l’ha abbandonata vista la partecipazione, e non l’abbandonerà viste e le facce sorridenti all’uscita.
Un concerto forse meno potente del solito, meno chitarre elettriche, meno acuti ma più raccoglimento. Lei afferma che il concerto a teatro è più rock di quello fatto nei locali. “Rock da camera” potremo definirlo. Ma l’impressione è che la strada è ancora lunga, e ci saranno ancora tantissime versioni in cui vederla e ascoltarla. La cantante è un’artista di razza e si vede, nonostante alcune critiche al veleno che gli sono state dedicate, lei è a mio parere un’artista che lavora da sempre sulla qualità. Lavora da cantante e musicista da quando aveva sedici anni, e se è arrivata fino a qui ci sarà un perché!

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