Villaggi berberi marocchini
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A dispetto dell’era ultratecnologica e globalizzata come quella attuale, ci sono luoghi ancora privi di elettricità. Una realtà propria non soltanto di certe aree dell’Africa sub sahariana o di altri remoti angoli del pianeta. Anche all’interno del nostro Mediterraneo non mancano posti in cui l’elettrificazione è incompleta e intere popolazioni si trovano tagliate fuori dal progresso e la modernità che l’elettricità porta con sé.

In Marocco, ad esempio, esistono numerose zone rurali nelle quali la luce elettrica è arrivata solo di recente, ed altrettante nelle quali finora non si è vista; si pensi ai villaggi berberi di fango e paglia, mimetizzati lungo i fianchi delle montagne, ma anche ad alcune aree non troppo lontane da grandi città turistiche come Marrakech.

Uno dei principali obbiettivi del governo marocchino è quello di portare l’elettricità laddove ancora non c’è. Nel 2008 la rete elettrica nazionale è stata estesa a oltre 30 mila villaggi, interessando quasi due milioni di unità abitative; il lavoro però non è certo terminato.
Tutto ciò s’inserisce nell’ambito del Programma d’Elettrificazione Rurale Globale (PERG), lanciato intorno alla metà degli anni Novanta con lo scopo di elevare sempre più il tasso di elettrificazione del mondo rurale, illuminando case, scuole, moschee, dispensari, officine e contribuendo pertanto a cambiare la vita quotidiana di quelle popolazioni.
Ma in tempi di forte crisi ambientale e necessità di ridurre una sempre meno conveniente dipendenza dal petrolio, il modo migliore per portare avanti i programmi nazionali di sviluppo territoriale, come nel caso della PERG, è sembrato quello di ricorrere alle energie rinnovabili, settore attualmente in piena espansione un po’ ovunque nel mondo.

Nell’area del Mediterraneo sole e vento – è noto – non scarseggiano e il Regno del Marocco si sta organizzando così bene nello sfruttamento di queste risorse, da essere considerato un pioniere sia nel mondo arabo e in tutto il continente africano.
Sprovvisto di quei giacimenti petroliferi che hanno fatto la fortuna di altri Stati arabi, il Marocco è costretto ad importare dai Paesi vicini la quasi totalità delle risorse per soddisfare i suoi bisogni energetici con costi divenuti sempre più elevati. Per limitare pertanto questa forte dipendenza dall’estero, nel corso degli ultimi anni lo Stato ha orientato la propria politica energetica verso la promozione delle energia alternative.

Al momento, secondo quanto riferito da fonti ufficiali, si vuole dare ampio spazio alla produzione elettrica di origine solare e, proprio a tal fine, è stato presentato recentemente un progetto molto importante; all’inizio dello scorso mese di novembre, durante una cerimonia svoltasi a Ouarzazate, cittadina situata a circa 250 km a sud-est di Marrakech, è stato presentato il nuovo Piano Solare del Marocco. Il progetto, illustrato alla presenza del re Mohammed VI, prevede un investimento di 9 miliardi di dollari per la realizzazione, da qui al 2020, di cinque siti distribuiti tra il nord e il sud del Paese per una capacità totale di produzione di circa 2 mila megawatt; il sito maggiore, quello previsto a Ouarzazate, avrà una capacità di 500 Mw, mentre quella degli altri quattro oscillerà tra i 100 e 400 Mw ciascuno. L’insieme coprirà una superficie totale di 10 mila ettari.

Il ministro marocchino dell’energia e delle miniere, Amina Benkhadra, definisce il progetto come uno dei più grandi al mondo in materia di energia solare e rende noto che il sostegno finanziario verrà dato sia da fondi pubblici e privati nazionali che da capitali stranieri provenienti soprattutto dagli Stati del Golfo. Anche la tecnologia e le competenze necessarie verranno per lo più dall’estero, specie dalla Francia e dagli Stati Uniti d’America.
Se si tratta di un piano molto ambizioso per quanto riguarda dimensioni ed investimenti economici, non meno modesti si preannunciano gli obbiettivi che il Marocco intende raggiungere: un risparmio di un milione di tonnellate di combustibili fossili (petrolio e carbone), quantificabile in 500 milioni di dollari, e oltre 3 milioni e mezzo di tonnellate di CO2 in meno emesse nell’atmosfera ogni anno.

Sebbene ora i riflettori siano puntati su un così importante e costoso progetto, il Paese nordafricano ha preso da tempo in considerazione anche l’utilizzo di un’altra preziosa risorsa di cui esso non ha penuria: il vento.

L’interesse del Regno per il settore delle energie rinnovabili, infatti, non risale solo a questi ultimi anni; basti pensare che nel 1990 prese il via un programma di valutazione del potenziale eolico del Paese con lo scopo di individuare le regioni più favorevoli all’installazione di parchi per lo sfruttamento dell’energia del vento. Tra gli anni Novanta e il 2008 sono state installate dal CDER (Centre de Développement des Energies Renouvelables) più di 50 stazioni di misurazione in tutto il territorio e il maggior potenziale eolico è stato rilevato nel nord, nel nord-est e nel sud. Inoltre, la metodologia usata per l’individuazione dei siti è particolarmente significativa: sono state studiate per anni le aree dove installare gli impianti in funzione delle rotte degli uccelli migratori che due volte l’anno passano nei cieli marocchini.

Nella regione settentrionale, per la precisione nella provincia di Tetouan, non molto lontano dall’enclave spagnola di Ceuta, furono creati due parchi eolici tra il 2000 e il 2001; questi, rispettivamente di 50 Mw e 3,5 Mw, hanno permesso al Marocco di produrre dall’1% al 2% di tutta l’energia consumata in un anno. Soltanto il parco da 50 Mw copre il fabbisogno elettrico di una popolazione di circa 400 mila abitanti e consente di ridurre di 46 mila tonnellate all’anno l’importazione di petrolio.

Nel corso degli anni sono stati realizzati nello stesso settore altri progetti, tra cui spiccano, più recentemente, quelli dei parchi eolici di Essaouira e di Tangeri.
Essaouira è una città sull’Atlantico nella regione centro-meridionale, molto battuta dei venti dell’Oceano. Ad una quindicina di chilometri da essa si trova un parco eolico che sviluppa una potenza complessiva di 60 Mw, la cui operatività risale al 2007; realizzato dalla società spagnola Gamesa, il parco di Essaouira ha una produzione media annua di 210 Gwh grazie ai 71 aerogeneratori da 850 Kw che lo compongono.

Il parco presso la città di Tangeri venne realizzato dalla medesima società iberica, e inaugurato nel corso del 2009. Oltre ad essere il parco più grande della regione con una potenza da 140 Mw, si tratta anche di uno dei maggiori di tutta l’Africa: 165 aerogeneratori da 850 Kw, una produzione stimata di oltre 500 Gwh all’anno per un costo totale di 250 milioni di euro. Sono in cantiere altri progetti e si punta ad installare nuovi parchi eolici che, insieme a quelli già esistenti, contribuiscano a sviluppare una potenza complessiva di mille Mw entro l’anno 2012.

Entro il 2020 s’intende arrivare a coprire, grazie ai contributi congiunti di energia solare, eolica ed idraulica, il 42% dei fabbisogni energetici.

L’esempio del Marocco è estremamente significativo per i suoi obbiettivi di rispetto ambientale e di sviluppo socio-economico, dal momento che l’elettrificazione raggiunta grazie alle energie pulite del sole e del vento permetterà una nuova vita alle popolazioni rurali, la creazione di nuovi posti di lavoro, la riduzione delle importazioni di petrolio, con conseguente diminuzione della bolletta energetica, e la protezione dell’ambiente. Un modello di sviluppo sostenibile che potrebbe servire da esempio per altri Stati del Mediterraneo.

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