Una fiera medievale
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Quando penso al Medioevo non riesco a non rammentare le novelle del Boccaccio di Messer Torello che onora Saladino, oppure quella delle tre anela come silloge di un’epoca dove le lingue e le culture si mischiano attraverso l’attività del commercio. Il reale con il fantastico, l’immaginario collettivo occidentale con l’Oriente che vede in esso un mondo dorato e magico. Nel Decamerone, vero scrigno letterario troviamo una risposta a quella fatidica domanda sulla tolleranza e la coabitazione tra le religioni e i popoli, sulla libera circolazione delle merci e delle persone. Troviamo, infatti una serie di arabismi nelle novelle seguenti (II 9, III 8, IV 3, V 2, VI 10, VIII 10, X 7). Ecco un esempio che troviamo nella novella VIII, 10 quella di Salabaetto (ho evidenziato in italico le parole d’origine araba):

[…] Soleva essere, e forse che ancora oggi è, una usanza in tutte le terre marine che hanno porto, così fatta, che tutti i mercatanti che in quelle con mercatantie capitano, faccendole scaricare, tutte in un fondaco il quale in molti luoghi è chiamato dogana, tenuta per lo comune o per lo signor della terra, le portano. E quivi, dando a coloro che sopra ciò sono per iscritto tutta la mercatantia e il pregio di quella, è dato per li detti al mercatante un magazzino, nel quale esso la sua mercatantia ripone e serralo con la chiave; e li detti doganieri poi scrivono in sul libro della dogana a ragione del mercatante tutta la sua mercatantia, faccendosi poi del lor diritto pagare al mercatante, o per tutta o per parte della mercatantia che egli della dogana traesse. E da questo libro della dogana assai volte s’informano i sensali e delle qualità e delle quantità delle mercatantie che vi sono, e ancora chi sieno i mercatanti che l’hanno, con li quali poi essi, secondo che lor cade per mano, ragionano di cambi, di baratti e di vendite e d’altri spacci. La quale usanza, sì come in molti altri luoghi, era in Palermo in Cicilia, dove similmente erano e ancor sono assai femine del corpo bellissime, ma nimiche della onestà; le quali, da chi non le conosce, sarebbono e son tenute grandi e onestissime donne […]

Il Mediterraneo comunicava senza frontiere schengen, senza visti né permessi di soggiorno. La traduzione era un’attività florida sia in Sicilia che in Andalusia che in Tunisia, i testi e i pensieri viaggiavano più delle persone. C’erano evidentemente gli scontri e le guerre, ma preferisco lasciarli in secondo piano e godermi le letture che faccio sul vero dialogo tra le civiltà; quello che passa attraverso l’aspetto più nobile il sapere. Faccio parte di quei nostalgici dei tempi passati e quei romantici che vedono nella letteratura le soluzioni della vita. Ho spesso spulciato i testi letterari per cercare l’immagine medievale del mio mondo e sono rimasta meravigliata ad esempio dal numero di arabismi entrati nella lingua italiana attraverso gli scambi commerciali (dogana, magazzino, ragazzo, zagara…) nelle città marinare. Sono rimasta ugualmente colpita negli archivi a Tunisi dai numerosi trattati di pace tra Pisa e Tunisi tra il Due-Trecento scritti in entrambe le lingue, in volgare e in arabo classico. Il sincretismo culturale nel Medioevo ha dato più di un esempio in vari campi culturali come l’architettura, la pittura, la scultura…

Rimanendo nel contesto nostalgico, mi piace ricordare che nel Medioevo il mondo arabo era all’apice della sua realizzazione. La religione e il sapere andavano di pari passo, pullulavano le scuole di saggezza, di lettura, di dialogo e di riflessione teologica e filosofica, basta ricordare Bait al Hikma a Bagdad. Una miriade di poeti e di eruditi facevano circolare le storie più sorprendenti di quel mondo che gli altri popoli immaginavano. Dalla Mesopotamia e fino in Marocco l’impero islamico parlava un’unica lingua e aveva istaurato dei rapporti stretti tra le varie etnie. L’Islam che veniva inculcato era basato sul culto della differenza e dava spazio al sapere, un islam differente da quello che oggi viene predicato nelle moschee o che ascolto nei canali satellitari che si chiama spesso alla violenza e si concentra sulle pulsioni e sulla donna. Bisogna essere autocritici e dire cio’ che succede. Abbiamo (noi arabo-musulmani) bisogno di un nuovo “rinascimento medievale”, se permettete quest’espressione i tempi e la cronologia storica di ogni popolo cambia quando per molti era Medioevo, se pur carico di aspetti positivi che preparavano le floride epoche successive; il mondo arabo musulmano viveva un vero Rinascimento che spero un giorno si farà e ometterà queste forme di estremismo religioso frutto della manipolazione mediatica.

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